"Il nostro Team è sempre al lavoro per te"

Indagine della Postale sulle telecamere hackerate: un grafico milanese di 43 anni era l’addetto alle campagne promozionali del gruppo

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di Nicola Palma

"Il canale è in continuo aggiornamento, grazie al nostro Team che in modo giornaliero aggiunge nuovo materiale". Materiale preso illecitamente da "appartamenti, spiagge nudisti, hotel, palestre, piscine, night club, bagni e molto altro". Poi l’invito ai nuovi utenti: "Sei pronto a ricevere l’accesso? Clicca il pulsante sottostante “Acquista”". Così funzionava l’accesso alla chat Telegram gestito da uno dei gruppi smantellati ieri dagli agenti della polizia postale, guidati dalla dirigente Tiziana Liguori e dal funzionario Rocco Nardulli.

A ideare claim accattivanti e video-civetta con piccoli spezzoni di filmati hard era, secondo le indagini, un grafico milanese di 43 anni, che sfruttava le sue abilità in campo pubblicitario per allargare sempre più la platea di voyeur, pronti a sborsare 20 euro (gruppo Premium) o 40 (gruppo Vip) per guardare scene "rubate" di sesso o autoerotismo. All’insospettabile professionista, perquisito dagli investigatori, era affidato uno dei compiti più importanti per il business della presunta associazione a delinquere, composta da altri sei presunti complici: curare la pagina-vetrina di Vk, il Facebook russo usato inizialmente (per poi essere sostituito da Telegram) per condividere i frame rubati dalle telecamere di videosorveglianza installate nelle abitazioni di centinaia di persone e in altri luoghi come palestre, centri commerciali e studi medici.

A loro, e a un’altra banda composta da quattro persone (tra cui un ucraino ancora irreperibile e un diciassettenne riminese), i segugi della postale, coordinati dagli aggiunti Letizia Mannella ed Eugenio Fusco e dai pm Francesca Gentilini, Bianca Baj Macario e Giovanni Tarzia, sono arrivati grazie a una prima segnalazione dei colleghi neozelandesi, che indagando su un giro di immagini pedopornografiche sono risaliti a un italiano poi arrestato. Da lì è scattata la fase due, alimentata pure dalla denuncia del frequentatore di una piscina brianzola, che ha saputo da un amico che i filmati registrati dall’occhio elettronico installato in zona spogliatoi avevano ampiamente valicato i confini dell’impianto sportivo. Passo dopo passo, gli inquirenti sono riusciti persino a identificare i componenti di una delle famiglie inconsapevolmente finite nella rete: padre, madre e figli sono stati spiati nell’intimità per circa due anni; e ciò che facevano in casa finiva regolarmente in pasto ai clienti Premium o Vip.

Nel corso delle perquisizioni, i poliziotti hanno sequestrato dieci smartphone, tre workstation, cinque pc portatili, dodici hard disk e svariati spazi "cloud" (per lo stoccaggio virtuale di oltre 50 terabyte di materiale); sono stati messi off limits tutti gli account social utilizzati dai denunciati e bloccati 50mila euro in criptovalute, uno dei metodi di pagamento preferiti (insieme ai trasferimenti di denaro via Paypal) dal "Team".

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