Galleria, il Tar ribalta l’assegnazione: fuori Chanel, Damiani riconquista l’ex Cobianchi

Dentro il marchio di gioielli. "No al diritto di prelazione"

Lo spazio ex Cobianchi

Lo spazio ex Cobianchi

Milano - Fuori Chanel , dentro Damiani. Il Tar aziona ancora una volta le porte girevoli in Galleria e cambia il destino del Cobianchi, il mega seminterrato all’angolo tra via Pellico e piazza Duomo che attende da anni la riqualificazione. Va così in soffitta il piano di restyling studiato dalla griffe di alta moda, che aveva intenzione di trasformare gli ex bagni diurni in spazio polifunzionale e centro espositivo.

Il Tar ha accolto il ricorso presentato da Damiani e annullato sia le determinazioni dirigenziali del Comune che hanno ratificato l’assegnazione a Chanel sia la convenzione sottoscritta all’inizio dell’anno; contestualmente, i giudici amministrativi hanno risarcito Damiani con l’aggiudicazione del lotto che comprende anche altre due unità commerciali per 255 metri quadrati. La vicenda inizia nel 2020, quando Chanel, alla scadenza del contratto per i locali con vetrina sull’Ottagono, presenta a Palazzo Marino una manifestazione d’interesse per prendere in concessione per 18 anni pure il Cobianchi. A quel punto, la Giunta Sala vara una delibera che detta le regole per i partecipanti, con una procedura in due fasi: prima una pre-selezione con i progetti d’uso del bene pubblico; poi la gara vera e propria con offerta economica, riservata a chi abbia superato la soglia qualitativa di sbarramento di 80 punti su 100. È una competizione a due: il 4 agosto 2021, la spunta Damiani, che offre 1,3 milioni di euro di canone (superiore alla base d’asta di 939mila euro) e 1,865 milioni per la riqualificazione dell’ex Cobianchi. A quel punto, il Comune invita Chanel a esercitare il diritto di prelazione. La griffe pareggia la proposta di Damiani e si aggiudica il lotto, con consegna formale delle chiavi il 26 gennaio 2022.

Nel frattempo , gli sconfitti hanno già presentato ricorso al Tribunale amministrativo per chiedere l’annullamento dell’assegnazione e riottenere così gli spazi come risarcimento. I legali del marchio di gioielli contestano, in particolare, la clausola di prelazione a favore di Chanel. Ed è proprio questo il vulnus che ha portato ieri i giudici a togliere il Cobianchi a Chanel: "Il Collegio – si legge nelle motivazioni – ritiene che l’introduzione dela clausola di prelazione nella procedura di evidenza pubblica non stimoli la competizione tra i partecipanti e sia, pertanto, illegittima". Per il Tar, non regge la giustificazione del Comune, che ha parlato di "salvaguardia del patrimonio artistico e culturale": considerato che gli ex bagni diurni sono inutilizzati da tempo, il ragionamento dei giudici, "non si realizza in concreto quell’esigenza di preservare dalle logiche della concorrenza un esercizio qualificante per il tessuto urbano".

Di più: "Introdurre la clausola di prelazione in favore del promotore significa pertanto consentire al solo prelazionario di modificare la propria offerta economica al rialzo e dunque introdurre un vantaggio competitivo sproporzionato rispetto all’impegno richiesto per la formulazione della manifestazione d’interesse". Per i giudici, in definitiva, "la grave alterazione della concorrenza e della parità di trattamento degli operatori economici" è idonea "a integrare la colpa del Comune di Milano nell’impostazione della procedura selettiva". Da qui la condanna ad aggiudicare la concessione dell’intero lotto a Damiani per 18 anni. Finita qui? Quasi certamente no: è molto probabile che Palazzo Marino decida, come già accaduto più volte in passato, di impugnare la decisione in Consiglio di Stato per ottenere il ribaltone.

 

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