La chiesa dei Santi Nereo e Achilleo e il sagrato si sono riempiti di centinaia di persone per i funerali di Toto Cutugno, scomparso martedì scorso all’età di 80 anni, mentre si trovava ricoverato all’ospedale San Raffaele. Amici, colleghi del mondo della musica, collaboratori e soprattutto tante persone comuni, fan dell’autore de L’italiano e di Voglio andare a vivere in campagna, hanno portato il loro ultimo saluto allo storico interprete, che a Milano abitava in un elegante stabile di via Tajani.
Fra i partecipanti alle esequie c’è anche chi, in qualche modo, a Toto Cutugno deve la vita. Si tratta di Ubaldo Urso, 75 anni, sopravvissuto a una grave patologia tumorale, simile a quella che nel primo decennio del 2000 aveva colpito il cantante nativo di Fosdinovo, in Toscana.

“Nel 2008 – dice Urso, reggendo un cartello da lui realizzato per salutare Cutugno – Toto ha fatto un annuncio in televisione in cui spronava le persone che soffrivano del suo stesso male alla prostata a fare prevenzione, in modo da scoprire nei tempi giusti eventuali patologie. Il suo appello mi ha spinto ad andare a fare accertamenti all’ospedale”.
Quegli esami furono decisivi per strappare Urso a morte certa. “Gli specialisti mi dissero che avevo sei mesi di vita – racconta – ma grazie a un immediato intervento dei medici oggi sono ancora qui. La sua morte è stato un duro colpo ma non potevo mancare al suo funerale. Gli devo tutto”.
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