Feriti sulla M2, la testimonianza: "Una frenata brusca, poi il volo di sei metri"

Luca Realdon, il ferito più grave: valuterò se fare causa

Luca Realdon ricoverato in ospedale

Luca Realdon ricoverato in ospedale

Milano, 5 marzo 2019 - «Ero in piedi, mi reggevo con la mano al sostegno in alto. Ma la frenata è stata talmente violenta e improvvisa che sono volato per almeno sei metri atterrando sul bacino. Ho sentito un dolore lancinante e come se non bastasse, mentre ero a terra, due persone mi sono cadute addosso».

Luca Realdon, 57 anni, parla a fatica, steso su un lettino al pronto soccorso dell’ospedale Niguarda. Ieri alle 7.45 era a bordo del treno del metrò della linea verde che si è arrestato bruscamente a ridosso della fermata Loreto facendo ruzzolare numerosi passeggeri. Delle tre persone finite all’ospedale è lui il più grave, trasportato in codice rosso al Niguarda. «Non potevo muovermi», sospira, inchiodato sul letto dell’ospedale. Per fratture multiple composte al bacino, ha saputo dopo la lastra e i controlli medici. Luca ricorderà sempre questo lunedì, cominciato in un primo momento come tutti gli altri: alle 7.30 il 57enne esce di casa in zona Lambrate per andare al lavoro, verso l’ospedale Galeazzi a Bruzzano dove è impiegato come amministrativo. È abituato a servirsi della metropolitana: linea verde fino in Centrale, poi il cambio per salire sulla gialla, approdare ad Affori FN e da lì raggiungere il posto di lavoro.

Ma la frenata fa prendere alla sua giornata un’altra piega. «Mi sono ritrovato sbalzato all’improvviso. Ero attaccato saldamente al tubo, sono alto 1,85 e ci arrivo senza sforzo – racconta il 57enne – ma la frenata del metrò è stata così brusca che la mano mi si è staccata senza che me ne rendessi conto. Sono volato percorrendo la distanza di una fila di sedili, almeno 6 metri, da una porta all’altra sullo stesso lato. Ho sentito subito un dolore fortissimo al bacino, poi due persone mi sono cadute addosso. Non potevo muovermi». Il suo primo pensiero è per la compagna Paola. «Per non farmi preoccupare mi ha fatto chiamare da un addetto Atm, quando sono arrivati i primi aiuti – continua lei –. Io per fortuna ero ancora a casa e mi sono precipitata a Loreto. Fuori dalla stazione c’era il caos. Ho seguito due soccorritori dicendo loro che il mio compagno era ferito, così sono scesa insieme a loro. A un certo punto hanno sollevato a forza di braccia una serranda che era stata abbassata».

Poi il soccorso: «Luca era steso su una barella, in banchina, immobilizzato. Parlava, era lucido, anche se sofferente. È stato trasportato all’ospedale Niguarda e io gli sono rimasta accanto». Una giornata d’apprensione. Ieri in serata Luca Realdon era ancora sotto osservazione. Ora dovrà pensare a rimettersi in sesto, al riposo e alla riabilitazione. «Sto valutando – conclude il 57enne – se intraprendere un’azione legale per ottenere un risarcimento».

 

 

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