Diede fuoco al condominio: ai vicini neanche un soldo

Milano, il rogo in piazzale Libia. Si attende l’assicurazione per fare i lavori Il barman voleva suicidarsi col gas ma si pentì: accese la luce e saltò tutto

Esplosione nel condominio di piazzale Libia

Esplosione nel condominio di piazzale Libia

Milano - Piazzale Libia  civico 20, Milano. La mattina del 12 settembre di un anno fa una esplosione devastò parte del palazzo. Le fiamme partirono dall’appartamento al piano terra abitato dal barman ucraino di 30 anni Adam che rimase per mesi tra la vita e la morte. A distanza di un anno ci sono alcuni punti fermi.

Il giovane barista è fuori pericolo, difes dall’avvocato Luigi Isolabella, sarà sentito a fine settembre dalla polizia giudiziaria. Sono stati mesi difficili per Serdiuchenko, la situazione psicologica non gli ha ancora consentito di rendere dichiarazioni lucide e coscienti su quanto è successo quel giorno. Gli investigatori confidano che a fine mese o nelle successive settimane riesca a fornire una qualche spiegazione, chiarendo così i tasselli che mancano per comporre il puzzle. Intanto a fare luce su un possibile scenario c’è la relazione dei vigili del fuoco, secondo la quale è certo che il gas sia stato acceso dal barman intenzionato a suicidarsi. O meglio, il giovane in un momento di depressione avrebbe manomesso il tubo del gas in cucina, poi, forse pentendosi, quando la stanza era satura, avrebbe cercato di spegnere il gas, ma, forse intontito, avrebbe in qualche modo innescato involontariamente la scintilla da cui è divampato l’incendio, accendendo inavvertitamente una luce.

Lui, o qualcun’altro accorso in aiuto? Questo è un punto fondamentale che solo il 30enne potrà chiarire, se lo ricorda, perché tra gli effetti collaterali del coma prolungato c’è anche una rimozione di molto di quanto successo in passato. Il pm Mauro Clerici, anche sulla base delle conclusioni a cui sono giunti gli esperti, e considerato che l’esplosione non provocò né morti né altri feriti, è intenzionato a non contestare al ragazzo l’ipotesi di strage, ma quella di incendio colposo. Adam, barman di professione, era da qualche mese responsabile di sala al Martini Bistrot di corso Venezia 15. Infanzia difficile in un orfanotrofio dell’Ucraina, il ragazzo approdò a Lodi grazie a una coppia che gli permise di studiare. Nel privato, aveva interrotto da poco una burrascosa convivenza con il suo compagno per via di frequenti liti che avevano anche reso necessaria per Adam qualche medicazione al pronto soccorso, a cui però non erano seguite denunce.

L’appartamento è stato dissequestrato. Sotto sigilli resta solo la piastra del gas della cucina, tutto il resto della casa è agibile. Gli inquilini del civico 20 di piazzale Libia premono per riscuotere l’assicurazione condominiale che consenta di ristrutturare le parti crollate del palazzo. Ma certo, spiegano gli investigatori, non è una soluzione che si potrà prospettare a breve. Intanto devono essere chiuse le indagini e ci deve essere un quadro chiaro non solo di quanto è successo, ma anche delle eventuali responsabilità. Poi bisognerà vedere di cosa risponderà Adam al momento del rinvio a giudizio, se l’imputazione resterà quella di incendio colposo e anche se ci sarà un processo. Sopo dopo la fine del processo si potrà affrontare il tema del risarcimento.  

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