De Sio tra musica e favole di Basile "Stavolta canto, mi vien da ridere"

Martedì al Parenti l’attrice napoletana per la prima volta si esibisce interpretando Gershwin e Moustaki

Giuliana De Sio

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L’impressione con Giuliana De Sio è che potrebbe tranquillamente far innamorare di sé qualsiasi uomo della stanza. Senza nemmeno impegnarsi troppo. Solo spostando di qua e di là quello sguardo inquieto, sempre un po’ ribelle. Figurarsi in scena. Dove torna martedì 28 ospite del Franco Parenti con "Favolosa", lavoro in bilico fra la musica e le fiabe di Basile. Con l’attrice sul palco affiancata dal sax di Marco Zurzolo, Cinzia Gangarella al pianoforte e Sasà Flauto alla chitarra.

Giuliana, com’è lo spettacolo?

"Estivo, pensato per distrarre, incuriosire. Anche se a me l’intrattenimento risulta perfino più difficile della prosa. Però ci provo. E poi canto, per la prima volta. Mi viene da ridere solo a pensarci".

Il titolo non sarà mica una botta di narcisismo?

"Macché! Solo un gioco di parole, visto che condivido con il pubblico tre favole di Basile prese da "Lo Cunto de li Cunti", questa raccolta che nasce dalle conversazioni fatte in giro con i contadini della Campania e della Lucania. Gente che gli raccontava qualsiasi cosa, dai pettegolezzi alle sconcerie, fino ai racconti più cupi e sanguinari".

Lei quali ha scelto?

"La prima è “La Gatta Cenerentola“, quella vera, non edulcorata in stile Disney. Dove la protagonista ne ha ben sei di sorelle e sono tutte belle e gentili, mentre lei è l’unica sciatta, con un brutto carattere. Ma arriverà comunque a un riscatto. La seconda è “La Vecchia Scorticata“, favola feroce e divertentissima sul diventare anziani. E poi chiudo con “La Femmina e il Diavolo“ dove si certifica la nostra superiorità rispetto ai maschi, visto che qui parliamo di una donna che riesce a vincere perfino contro il demonio. È molto comico".

Fra i brani invece a quali si sente più legata?

"Sicuramente “Lo Straniero“, una canzone che mi ricorda il mio primo amore virtuale, Georges Moustaki... Era un uomo dal profilo antico, che aveva molto vissuto. Si esibiva in francese a Sanremo e a me sembrava la cosa più esotica del mondo. Ero bambina, mia madre mi aveva finalmente concesso di guardare qualcosa oltre Carosello, il festival mi appariva quasi mitologico. Quando sul palco comparve lui, me ne innamorai follemente. Fra le tante ci sono poi “Cu ti lu dissi“ di Rosa Balistreri, un’altra che ha visto il diavolo da vicino e tuttavia l’ha trasformato in una vita piena di arte e di lotta; Pino Daniele con “Vento di Passione“ e “The man I love“ di George Gershwin che dedico a me stessa, chissà se mai riuscirò ad emanciparmi dal cercare costantemente un uomo".

Non è la solita Giuliana De Sio.

"No, appaio molto diversa. Mi espongo un po’. Mi sa che il pubblico dovrà volermi ancora più bene del solito".

Si diverte sempre a teatro?

"Sempre. Non volevo farlo la prossima stagione, stavo pensando a una bella serie tv. Ma in realtà sono già in due spettacoli. Il fatto è che ogni sera dopo gli applausi mi sembra il mestiere più bello del mondo. Il problema è prima, quando invece mi sento all’inferno".

Un inferno che però continua a cercare.

"Non lo cerco nemmeno, ci sono proprio dentro. Su e giù per l’Italia, le giornate in autostrada, la solitudine la sera, quelle pessime cucine che tengono aperto fino all’una, i carboidrati cattivi che ti aggrediscono in piena notte. Una sera ho cenato con i Buondì in un bar a Bolzano. Un po’ forte. Ma poi arrivano gli applausi. E cambia tutto".

 

 

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