Cascina Bergamina, il Tar blocca la cava

La società che gestisce l’area potrebbe ora ripresentare il progetto che prevede la realizzazione di un impianto di trattamento rifiuti. .

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di Camilla Garavaglia

Si riaccende l’interesse attorno alla cava in località Cascina Bergamina, che potrebbe diventare un luogo di realizzazione e gestione di un nuovo impianto di recupero di rifiuti non pericolosi. Dopo l’avvio dell’iter con Città Metropolitana, la società che ha in gestione la cava si è vista respingere a giugno il ricorso al Tribunale amministrativo regionale avviato per evitare la Valutazione di impatto ambientale (Via) decretata dalla Città Metropolitana stessa. Rimane da capire se la società proseguirà con il contenzioso.

L’attenzione attorno alla cava della Bergamina nasce in tempi recenti, almeno nel 2013, quando il Comune ha chiesto 1 milione di euro di danni alla società che aveva in gestione la cava per aver estratto circa 91mila metri cubi di materiale in più del previsto dal 2006 al 2013. Il progetto presentato successivamente alla Città Metropolitanaex Provincia prevede due cicli produttivi: il recupero di rifiuti da costruzione e demolizione con triturazione e vagliatura e un’operazione di cernita, selezione e raggruppamento di rifiuti speciali non pericolosi in diverse tipologie. Da qui la richiesta della Città Metropolitana di avviare una Via per ponderare i potenziali impatti ambientali del progetto, tenendo conto soprattutto degli effetti sul traffico - già critico oggi - e della coesistenza di un’attività estrattiva già esistente. A questa richiesta si è opposta tramite il Tar la società, ed è proprio questo ricorso ad essere stato rifiutato nel mese di giugno.

Nel frattempo, l’attività estrattiva è ripartita nel febbraio 2019 grazie alla convenzione con il Comune del 2017. "Se da un lato è una buona notizia la salvaguardia della decisione della Città Metropolitana sull’obbligo della Via– commenta il Consigliere comunale della Lista civica Bareggio 2013, Monica Gibillini –, dall’altro lato il disagio che il territorio bareggese subisce per effetto dell’attività estrattiva rischia di aggravarsi per il nuovo impianto di gestione dei rifiuti. Abbiamo presentato un’interrogazione per verificare se l’attività di ripristino ambientale sull’area a cui il cavatore era stato condannato dal Tribunale di Milano nel 2014 sia stata realizzata o meno e come si è organizzato il Comune per il controllo sull’escavazione". Il sindaco Linda Colombo ha risposto: il ripristino ambientale imposto dal tribunale di Milano deve ancora essere realizzato, in quanto confluito nell’autorizzazione della Città Metropolitana di Milano del 2017 sulla convenzione comunale, mentre il rilievo sullo stato di fatto esistente dell’area di cava risale al 4 marzo 2013.

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