Campus della Statale in ex area Expo, "Apertura per il 2021" / FOTO

L'obiettivo è trasferire le aree scientifiche, ora ospitate a "Città studi". La nuova struttura dovrà accogliere 18 mila studenti, il Campus coprirebbe un'area di circa 150 mila metri quadrati

Il progetto del nuovo campus della Statale (Newpress)

Il progetto del nuovo campus della Statale (Newpress)

Milano, 19 luglio 2016 - Un campus scientifico della Statale di Milano da far nascere nell'area dell'Expo,a Rho (Milano). Il progetto è stato formalizzato con la manifestazione di interesse votata oggi dagli organi di governo dell'Università lombarda. L'investimento è calcolato in 380 milioni di euro. Il Campus della Statale andrebbe così ad affiancarsi agli altri progetti per l'area Expo, come lo Human Technopole. Il primo anno accademico del Campus scientifico nella ex area Expo potrebbe essere quello del "2021-2022. Fosse per me partirei anche domattina", ha detto il rettore Gianluca Vago, illustrando il progetto. 

L'obiettivo della Statale è trasferire nella superficie che ha ospitato Expo 2015 le aree scientifiche dell'Università, che adesso sono ospitate a "Città studi". La nuova struttura dovrà accogliere 18 mila studenti; il Campus coprirebbe un'area di circa 150 mila metri quadrati. Il progetto è stato illustrato a Milano dal rettore Gianluca Vago, dal vicesindaco di Milano Anna Scavuzzo, dall'assessore al Reddito di Autonomia e Inclusione sociale della Regione Lombardia, Francesca Brianza, e dal ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina.

Vago chiede comunque che vi sia "una visione politica convinta. Noi arriveremo fin dove possiamo arrivare - ha spiegato - Nella discussione della Legge di stabilità, se vi sarà un capitolo al post Expo, capiremo se il tema Campus regge e tiene. Si tratta di un finanziamento non impossibile". Secondo il Rettore, il Campus permetterebbe agli studenti di avere strutture all'avanguardia e garantirebbe un risparmio, perché l'adeguamento e la ristrutturazione della Città studi costerebbero più della creazione della nuova realtà ad Expo. "Per paradosso - ha spiegato - nelle nuove università scientifiche le biblioteche non hanno più un'importanza centrale, perché ora si lavora su dati digitali». Adesso "non stiamo lavorando al meglio - ha spiegato - siamo frammentati, con una distribuzione non efficiente degli spazi. Il modello attuale è difficile da recuperare secondo standard di efficienza moderni e non garantisce un futuro competitivo con le grandi università europee". 

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