Milano, insulti in campo contro i migranti: "Gorilla...tornate sui barconi"

Calcio malato, frasi razziste segnalate alla Figc: impossibile intervenire quando l’arbitro non sente

Tre giocatori del St. Ambroeus

Tre giocatori del St. Ambroeus

Milano, 6 novembre 2019 - «Negro di m...torna a casa tua sul barcone», oppure «I gorilla ce li avete voi». Insulti sibilati o urlati contro i giocatori del St. Ambroeus Fc, formazione composta da calciatori provenienti da tutto il mondo che milita in Terza categoria a Milano. Campanello d’allarme di un razzismo strisciante, dagli stadi della serie A, con i cori contro Mario Balotelli durante il match Hellas Verona-Brescia, ai campi da calcio di periferia. L’ultimo episodio è emerso in Brianza, con una mamma che ha insultato un bambino di dieci anni durante la partita Aurora Desio-Sovicese Pulcini 2009. Ma decine di casi restano nell’ombra, tra silenzi degli arbitri e frasi pesanti sul rettangolo verde. «Quest’anno la stagione è iniziata da poco, ma l’anno scorso i nostri giocatori hanno subito diversi episodi che fanno male», racconta Davide Salvadori, uno dei promotori del progetto che usa lo sport come strumento per abbattere le barriere.

La squadra formata da italiani e stranieri, tra cui diversi richiedenti asilo, è scesa in campo per la seconda stagione consecutiva, con l’obiettivo di arrivare ai playoff. E sulla strada, oltre a riconoscimenti e attestati di stima, ha trovato lo scoglio degli insulti razzisti. «L’episodio più grave è avvenuto lo scorso inverno durante la partita contro lo Sporting Club Cinisello - prosegue Salvadori -. Il match è stato sospeso e gli avversari dallo spogliatoio di fronte al nostro hanno iniziato a intonare dei cori. Gridavano “I gorilla ce li avete voi...”. E l’arbitro ha fatto finta di niente». Episodi che sono stati segnalati dalla società alla Figc, in tre occasione, anche se è difficile prendere provvedimenti. «Spesso i nostri giocatori vengono insultati quando l’arbitro è lontano e non può sentire - sottolinea Salvadori - e finora sono sempre riusciti a stare calmi. Da parte del pubblico non abbiamo mai subito episodi spiacevoli, anche perché come tifosi siamo sempre in maggioranza. Il razzismo nel calcio rispecchia quello che si vive nella società».

Racconta un paio di episodi, avvenuti nei giorni scorsi, anche Claudio Ceriani, responsabile della squadra di calcio NoWalls Internazionale Fc, nata dall’omonima associazione attiva a Milano dal 2016 e impegnata per l’integrazione di migranti. «Dopo un nostro fallo uno degli avversari - racconta - ha detto ai nostri giocatori: “Noi domani dobbiamo andare a lavorare, non come voi che non fate un c....». Poi, in un’altra partita, li hanno definiti “uomini di m....”. Sono però episodi isolati, nella maggior parte dei casi il clima è sereno». Per i ragazzi di NoWalls, che giocano in un campionato Master Acli di calcio a 11, è arrivata però anche una notizia positiva. Umbro Italia è diventato sponsor tecnico della squadra che rappresenta 14 nazionalità. Il brand di articoli sportivi fornirà divise e attrezzature. «Sul campo conta soltanto il colore della maglia», sottolinea Michela Tedone, marketing manager di Umbro Italia. «Crediamo fortemente che lo sport possa essere un grande mezzo di integrazione - conclude - uno strumento capace di abbattere le barriere».  

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