Caccia ai contagi. La zona rossa? È casa

Nel quartier generale dei detective dei contatti. "Ne rintracciamo 20-25 per ogni positivo ma anche 200. Scuole sorvegliate speciali"

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di Simona Ballatore

Sono cinquanta in tempi di pace. Hanno superato i 100 in epoca Coronavirus. È in via Statuto la squadra dei “contact tracer“, i detective dei contatti, chiamati a bloccare i contagi e a stanare nuovi focolai. Alla guida Marino Faccini, direttore dell’Unità complessa di Malattie infettive dell’Ats Milano. Al suo fianco le assistenti sanitarie - "infermiere specializzate nella gestione di interventi per la collettività: dolci ma decise" - e fra loro c’è anche sua moglie. Che condivide la stessa missione, sette giorni su sette. "Ogni mattina scarichiamo la lista degli interventi e dobbiamo capire come queste persone possano essersi contagiate e anche chi potrebbero aver contagiato", spiega l’esperto. Scattano le interviste telefoniche. Si isolano le persone venute a contatto con i positivi nelle 48 ore precedenti il tampone o dai primi sintomi. E ci vuole pazienza e strategia per farsi rilasciare tutti i nomi: "È molto più difficile adesso che in fase 1 - confessa il direttore -. Forse perché prima eravamo più preoccupati e già in una sorta di quarantena. Adesso hanno il desiderio di andare a lavorare, in vacanza. Con gli asintomatici è ancora più difficile". Da via Statuto si rintracciano i contatti di famiglie, vip e anche “fantasmi“: "Molte le situazioni recuperate, in alcuni casi abbiamo dovuto far intervenire la polizia a domicilio". Difficile sfuggire. "In media per ogni persona positiva dobbiamo rintracciare 20-25 contatti stretti, fra famigliari e colleghi - continua Faccini -. Il caso record per ora si è avuto col paziente numero 1 e abbiamo avuto anche casi di intere fabbriche di 200 persone, messe in isolamento fiduciario: appena qualcosa non ci torna, testiamo tutti. A far crescere i numeri però adesso sono le scuole". Sorvegliate speciali.

L’ambiente più “pericoloso“ per la diffusione dei contagi però resta casa: "Il requisito fondamentale è una stanza in cui il positivo possa stare e dormire da solo, sul bagno possiamo derogare, anche se averne uno dedicato sarebbe meglio. Basta sanificare - spiega l’esperto -. In caso di famiglie numerose, situazioni di emarginazione e povertà cerchiamo altre strutture. E se mamma o papà sono positivi e hanno una seconda casa in Lombardia, ma davvero isolata e raggiungibile con mezzi privati, autorizziamo la quarantena altrove". Il quartier generale del contact tracer è tappezzato da un cartello: "Squadra vincente". È dedicato ai vaccini, è stato appeso un anno fa, ma oggi sembra dare una carica in più alla squadra che cerca di vincere sul tempo i contagi. Non solo da Coronavirus, le altre malattie infettive non sono andate in vacanza. "Anche se con le scuole chiuse e la mascherina si sono ridotte notevolmente anche loro - spiega il direttore -. Abbiamo avuto casi di West Nile, legionella e meningiti anche se resta il grande capitolo Covid". Che ieri contava 216 nuovi positivi in Lombardia: 16.567 i tamponi effettuati, 80.021 (+61) i guariti; 31 (+1) i ricoverati in terapia intensiva. E altri cinque morti. In provincia di Milano 99 i nuovi casi, 56 in città.

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