Albertini vince in aula: non calunniò Robledo

L’ex sindaco di Milano ed ex senatore di Area popolare Ncd-Centristi per l’Italia, Gabriele Albertini, ha vinto in appello contro l’ex magistrato Alfredo Robledo che si era costituito parte civile opponendosi all’assoluzione di Albertini all’esito del processo in cui lo aveva accusato di calunnia aggravata nei suoi confronti. La vicenda risale al 2012, quando Albertini, con un esposto inviato al Ministero della Giustizia, aveva puntato l’attenzione sulla gestione, da parte di Robledo, delle inchieste sugli emendamenti in bianco, sull’acquisto della società Autostrada Serravalle da parte della Provincia di Milano allora guidata da Filippo Penati e sui contratti derivati sottoscritti dal Comune di Milano ai tempi dell’amministrazione da lui guidata. Casi che per l’ex sindaco non erano stati gestiti in modo corretto dal procuratore.

La seconda sezione penale della Corte di appello di Brescia, presieduta da Antonio Minervini, ha dunque confermato la sentenza emessa dal tribunale di Brescia il 3 febbraio 2017, con l’assoluzione di Albertini "perché il fatto non sussiste"’ e perché "non costituisce reato", condannando al pagamento delle spese processuali l’ex procuratore di Milano. "Come osservato dal tribunale di primo grado, l’oggetto del processo non è l’accertamento della volontà di Albertini di screditare Robledo come investigatore e come rappresentante del potere giudiziario", si legge nella sentenza, ma è "l’accertamento, oltre ogni ragionevole dubbio, della certezza dell’innocenza" di Albertini quando disse che Robledo aveva utilizzato "metodi da Gestapo" nell’assunzione dell’informatore Penco, ovvero di avere omesso di assumere le determinazioni in ordine all’esercizio o meno dell’azione penale in ordine alla "vicenda Serravalle". E tale consapevolezza "non può dirsi provata oltre ogni ragionevole dubbio".

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