Agenzia per il lavoro deve al Fisco 27 milioni

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C’è chi continua a imbrogliare il Fisco speculando sul lavoro altrui. Da ieri I finanzieri del comando provinciale stanno sequestrando (se li trovano) beni per un valore fino a 27 milioni di euro nei confronti dell’agenzia per il lavoro Feres con sede in città, del legale rappresentante e dell’amministratore di fatto accusati di indebite compensazioni di imposte per quella cifra monstre di cui il giudice Domenico Santoro ha disposto il sequestro preventivo. "Hanno boicottato e boicottano gli obblighi contributivi con Inps, autofinanziando in maniera surrettizia la attività di Feres spa, consentendole di continuare ad operare nonostante" l’esistenza di uno "squilibrio finanziario" si legge nel provvedimento.

L’indagine, coordinata dal pm Maurizio Ascione e dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, è stata condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria ed è nata dall’approfondimento di molteplici segnalazioni di operazioni sospette ai fini antiriciclaggio Gli esiti degli accertamenti hanno consentito di accertare un complesso meccanismo di frode basato sulla compensazione di debiti, per la maggior parte di natura previdenziale, con crediti d’imposta di “ricerca e sviluppo“ e “Iva“ inesistenti.

Dalle indagini è emerso anche, oltre alla ipotizzata frode per oltre 27 milioni attraverso l’utilizzo di questi crediti fiscali fittizi, che l’amministratore di fatto di Feres - residente nel Cagliaritano e apparentemente nullatenente e - nel corso degli anni ha maturato debiti nei confronti del Fisco pari a circa 35 milioni di euro. E i successivi accertamenti hanno consentito, poi, di documentare il possesso di un ingente patrimonio immobiliare la cui titolarità è stata "schermata" artificiosamente mediante un “trust“, con sede a Cagliari, denominato Elicrisio.

Tra le persone coinvolte nell’indagine della Procura, oltre ai rappresentanti di fatto e di diritto di Feres, ci sono anche alcuni professionistiche operano in particolare nella provincia di Roma, e che ieri sono stati destinatari di provvedimenti di perquisizione : sono indagati per avere emesso fatture per operazioni inesistenti aventi ad oggetto consulenze svolte nei confronti dell’agenzia per il lavoro sotto inchiesta, con il solo fine di drenare liquidità dai conti societari.

I fatti contestati sono avvenuti nel biennio 2020-21. I vertici Feres "conoscono benissimo - scrive il gip - gli enormi rischi che stanno facendo correre ai lavoratori e alle loro famiglie, i quali potrebbero ben presto ritrovarsi senza attività economica".

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