San Donato Milanese, acido nell'acqua per uccidere il collega

Arrestata un'impeigata. Aveva iniettato il liquido in una bottiglietta

Analisi di laboratorio

Analisi di laboratorio

San Donato (Milano), 30 agosto 2018 - «Sentivo un odore strano in ufficio». E istintivamente, quando ha bevuto acqua dalla bottiglietta che aveva lasciato sulla sua scrivania, ha sputato tutto sentendo «la bocca in fiamme». Un gesto che gli ha salvato la vita. L’uomo, di 41 anni, impiegato all’Eni di San Donato Milanese, non poteva sapere che nella sua bottiglietta era stato iniettato dell’acido cloridrico con una siringa. Sputando tutto ha evitato che la sostanza tossica corrodesse parti vitali, cavandosela con ustione di lingua e bocca e tre giorni di prognosi. 

In manette è finita Elena Bisi, di 52 anni, sua collega di lavoro, accusata di tentato omicidio e pure di atti persecutori che avrebbe messo in atto non solo nei confronti del quarantunenne (il quale nei giorni precedenti aveva ricevuto telefonate anonime di minacce) ma anche di un’altra collega, di 35 anni, che in passato si è ritrovata prima l’auto e poi la porta di casa imbrattate di vernice, sporgendo subito denuncia contro ignoti, non sospettando di nessuno. Tutti, in ufficio, si domandavano quale potesse essere il motivo degli «strani» episodi. Ma non immaginavano potessero essere collegati. Né che il culmine dell’escalation sarebbe stato un tentato avvelenamento avvenuto martedì, in ufficio. Perché arrivare a tanto? Per «gelosie di tipo lavorativo da collegare a una forma di depressione», secondo quanto ricostruito dai carabinieri della stazione di San Donato che si sono subito attivati per fare luce sull’accaduto passando al setaccio l’ufficio, come spiega il tenente Valerio Azzone, che comanda il Nucleo operativo della Compagnia di San Donato. Escluso un motivo passionale. 

Al cospetto dei carabinieri ha comunque negato tutto. Non solo: avrebbe anche cercato di mettere i bastoni tra le ruote opponendosi agli accertamenti subito scattati all’interno dell’ufficio. Tutti gli elementi raccolti hanno portato a lei: in primis, nella sua cassettiera è stato trovato un contenitore vuoto, che emanava un fortissimo odore di acido, e una siringa. Con tutta probabilità, è stato ricostruito, aveva approfittato della momentanea assenza dei colleghi dall’ufficio (una stanza nella quale lavorano 4, 5 persone) per svitare il tappo della bottiglietta d’acqua che il quarantunenne aveva lasciato sulla sua scrivania e iniettare l’acido. Altro particolare non trascurabile: ispezionando il suo cellulare, gli uomini dell’Arma hanno scoperto che la donna aveva effettuato ricerche su internet informandosi su vari tipi di acidi, tra cui quello cloridrico, solforico e muriatico, sui prezzi e su dove acquistarli. In più, nella sua agenda c’erano degli appunti scritti a mano sullo stesso argomento. Dall’ufficio, la perquisizione si è spostata a casa della donna, in un paese dell’hinterland: lì sono affiorate delle bombolette spray con vernice compatibile a quella trovata su auto e porta di casa della collega. Le analisi della boccetta trovata nella scrivania non hanno lasciato dubbi sulla sostanza: acido. Potenzialmente letale.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro