Segrate, le spese dell'ex sindaco Alessandrini al setaccio

Ristoranti e vini pagati con la carta di credito comunale per oltre ventimila euro. La Corte dei Conti approfondisce di PATRIZIA TOSSI

Adriano Alessandrini ora è candidato a Pioltello

Adriano Alessandrini ora è candidato a Pioltello

Segrate (Milano), 22 aprile 2016 - Cento euro per  due bottiglie di vino, pasti da 60 euro a persona, 87 scontrini in ristoranti ed enoteche per un totale di 23mila e 500 euro. Il tutto pagato con la carta di credito del Comune. A tanto ammontano le spese effettuate dall’ex sindaco Adriano Alessandrini tra il 2010 e il 2014. La Corte dei Conti sta cercando di fare luce per capire se quelle strisciate della carta di credito comunale per pranzi e cene di rappresentanza fossero realmente legittime, oppure se si possa ravvisare un eventuale danno erariale. A stabilirlo sarà la magistratura contabile, ma intanto a Segrate è scoppiata la bufera. La lista civica “Segrate Nostra” grida alla mancata trasparenza e chiede di pubblicare tutto sul sito del Comune.

"La Corte dei Conti ha inoltrato due richieste di chiarimento al Comune poiché sta esaminando le spese di rappresentanza fino all’anno 2014 - spiega Fulvio Cavazzini, presidente di Segrate Nostra -. Preoccupa sapere che tra il 2010 e il 2014 siano stati spesi 23.553,25 euro in ristoranti con una carta di credito comunale. Per la maggior parte di queste, al momento, non vi sarebbero documenti giustificativi. Erano davvero tutte necessarie? Chi erano gli ospiti di queste iniziative di rappresentanza? Gli uffici comunali sembrano disporre solo di dati parziali, ma tra i pochi dati accessibili alcuni sono sorprendenti: pranzi anche da 60 euro a persona e 100 euro per due bottiglie di vino". Nel 2010, tramite determina dirigenziale del Comune di Segrate, è stata emessa una carta di credito a disposizione dell’ex sindaco Adriano Alessandrini.

"Preoccupa ancora di più il fatto che pare sia stata elusa la trasparenza. La normativa in materia, infatti, prevede che dal 2011 tutte le spese di rappresentanza siano inserite nel prospetto annuale e pubblicate sul sito del Comune. E questo non sempre è avvenuto». Accuse che Alessandrini rispedisce al mittente. «La carta di credito veniva usata quasi al 100% dagli uffici. Le spese di rappresentanza non erano autorizzate da me - spiega l’ex sindaco Alessandrini -. Che io sappia, non ci sono procedimenti o controlli aperti su di me. È più sorprendente, chiedo, 60 euro per una cena o 60mila euro all’anno per lo stipendio di un social media manager assoldato da Micheli? Non c’è un provvedimento della Corte dei Conti, non ci sono irregolarità conclamate. Su un bilancio da 40 milioni, con 4.600 euro l’anno il Comune ha quindi speso lo 0,001% del proprio bilancio in spese di rappresentanza. Caspita!".

patrizia.tossi@ilgiorno.net