Cernusco, "Strangolata e gettata nel laghetto": si indaga tra gli amori di Gabriella

Milano, era in pigiama. "La donna aveva una relazione tormentata"

Gabriella Fabbiano morta a Cernusco

Gabriella Fabbiano morta a Cernusco

Cernusco (Milano), 6 dicembre 2016 - Chi l'ha uccisa l’ha fatto in modo scientifico, meticoloso e spietato. Crudele. Batte la pista passionale l’indagine sulla morte di Gabriella Fabbiano, la 43enne ritrovata senza vita lunedì pomeriggio nel laghetto di una cava a Cernusco sul Naviglio, ricco centro a est di Milano. La donna, che era separata e viveva sola in un appartamento della cittadina dell’hinterland, aveva quella che si potrebbe chiamare una vita sentimentale «movimentata». Ultimamente aveva frequentato più di un uomo. Con uno di questi, sembrerebbe avesse una relazione particolarmente tribolata. Forse sta qui, ma nulla è ancora chiarito, il nodo da sciogliere in questo giallo, iniziato con il ritrovamento del corpo in un sacco di cellophane, buttato come immondizia in una cava, con la complicità della nebbia.

Solo l’autopsia, fissata per stamattina all’Istituto di medicina legale di Milano, darà risposte sui tempi e sulle cause della morte. Per ora si ipotizza uno strangolamento. Una cosa è certa. Gabriella, separata, madre di due figli che non vivevano con lei, non è stata assassinata là dove è stata ritrovata, ma in un altro luogo, in una casa molto probabilmente. Non nella sua a Cernusco, dove, così raccontano del resto anche i vicini, non tornava da alcuni giorni. Indossava, quando è stata ripescata, solo un pigiama. Niente scarpe, niente giubbotti. L’abitazione della donna, nel cuore del centro storico, si trova a poca distanza in automobile dalla cava privata, teatro del ritrovamento. Chi ha scelto quel laghetto come tomba della donna uccisa conosceva senza dubbio la zona, e ha saputo orientarsi fra strade e nebbia. Sapeva che la cava, recintata e chiusa con lucchetto al cancello principale, è però accessibile senza grandi problemi dal versante che confina con il parco degli Aironi, a ridosso della provinciale per Carugate.

«Sapeva» o «sapevano». Una delle ipotesi di inquirenti e investigatori, infatti, è che almeno il trasporto e l’occultamento del cadavere non siano stati opera di un solo uomo. L’indagine è stata affidata ai magistrati milanesi Francesco Cajani e Alberto Nobili, titolari dell’ inchiesta. Il corpo della donna uccisa, liberato dal telo, era in condizioni tali da far supporre che la morte sia avvenuta uno o due giorni fa. Sul volto della vittima una ecchimosi, provocata quasi certamente da un urto con un masso durante la caduta in acqua. Particolarmente inquietante il particolare dei blocchi di cemento e della funi agganciati al sacco, perché facessero da piombo al cadavere, che l’assassino ha cercato di occultare come meglio poteva. Poco altro, a ora, se non lo sconcerto della cittadina, dei vicini di casa e dei conoscenti.

«È lei – dice così, davanti a casa della donna, un negoziante – la vedevo quasi ogni giorno. Andava e tornava. Si vestiva sempre in modo bizzarro, giovanile: hot pants, scarpe con le zeppe». «Una persona gentile», per i vicini del cortile. Ma nessuna conoscenza approfondita: Gabriella viveva a Cernusco da poco tempo. La sua «precedente vita», da moglie e madre di due figlie, l’aveva vissuta nella poco distante Carugate. Il legame con l’ex coniuge non sembra in alcun modo collegabile alla tragedia. Da quando aveva lasciato il marito, Gabriella viveva sola e svolgeva diverse occupazioni saltuarie: ultimamente, racconta un’amica, vendeva prodotti naturali per la casa.