Cassina de' Pecchi, in piazza contro il trituratore

Raccolte le firme contro il trituratore a Cernusco: seppur divisi nelle modalità, i comitati si riuniscono nel fine

Il banchetto del comitato contro l'impianto di Cernusco

Il banchetto del comitato contro l'impianto di Cernusco

Cassina de' Pecchi (Milano), 10 agosto 2019 . Raccolta firme contro il trituratore a Cernusco. Cassina dà fuoco alle polveri e pure se divisa da questioni politiche la macchina del no all’impianto è partita anche per strada. Ieri, alla stazione metropolitana il Coordinamento sovracomunale promosso dai cittadini fra i quali Tommaso Chiarella, ex assessore all’Ambiente, guidato dalla paesaggista Francesca Colombo, ha fatto proseliti a due passi dai vagoni, (il loro testo si può votare on-line sulla piattaforma Change.org), mentre il Comitato Salute e Territorio al quale hanno aderito sia la giunta Balconi che quella Rusnati di Bussero e la minoranza di Cernusco ha fatto lo stesso per tutta la mattina al mercato con un’altra petizione.

Documenti diversi, ma la sostanza non cambia. E pure l’obiettivo: evitare che la linea che recupera scarti di cantiere sorga in zona Fornace a Cernusco, al confine con i vicini. Nel mirino di Cassina e Bussero che hanno intenzione di utilizzare tutte le armi a loro disposizione per non convivere con il nuovo polo industriale, c’è la vicinanza con le case in via La Malfa e l’asilo in via Gramsci. I rifiuti trattati non sono considerati pericolosi, «ma il va vai di camion giornaliero, sì», per i sindaci Elisa Balconi e Curzio Rusnati. Schierati, seppure di colore diverso, lei leghista, lui di sinistra, sullo stesso fronte nell’opporsi al progetto della Demid, la ditta cernuschese che ha chiesto l’autorizzazione a realizzarlo a Città Metropolitana, alla quale spetta la decisione. «Un impianto simile esiste già all’interno del comparto Nokia – ricorda Chiarella – ma è sulla Padana, lontano da abitazioni e servizi».

Tutti ripetono che non c’è nessun preconcetto contro la struttura, «ma solo la necessità che non si trasformi in un problema per le nostre comunità», ribadisce Balconi. Un’idea che trova piena rispondenza a Bussero. E in Legambiente. Due settimane fa, gli attivisti della zona guidati da Giuseppe Moretti hanno organizzato un presidio non contro il trituratore in sé, ma contro la sua collocazione. «Siamo sempre stati favorevoli a questo tipo di strutture, rispondono all’idea di economia circolare che sosteniamo, ma devono sorgere lontano dalle case». La linea in questione movimenterebbe 450 tonnellate di materiale al giorno, 900mila l’anno, grazie a 30 camion e una quindicina di furgoncini in circolazione da mattina a sera. «Rumore e polveri sottili ci spaventano - ribadiscono i contrari -. In gioco c’è la qualità della vita».