Terremoto Mantova, le mani della 'ndrangheta sui soldi del sisma: 2 milioni sotto chiave

Dopo l’arresto dell’ultimo ricercato, sequestrati gli incassi dell’organizzazione. Archiviati i ritardi, ricostruzione al 98%. Ma nell’area del cratere perso il 13% dei residenti

Mantova, 15 gennaio 2023 - Una goccia nel mare: così potrebbero essere definiti i contanti e i beni per il valore di due milioni di euro messi sotto chiave dai giudici dell’operazione Sisma. Il ‘costo’ complessivo di quello che è stato definito il ‘terremoto dimenticato’ della Lombardia, ha sfiorato il miliardo di euro. Di fronte a somme così ingenti è lecito pensare che gli emissari della ‘ndrangheta non si siano accontentati degli spiccioli.

Ricostruzione e sequestri

Ma questa, al momento non è che una supposizione e, forse, un’ipotesi giudiziaria, visti i sequestri a tappeto ordinati dalla magistratura ed eseguiti nei comuni coinvolti da carabinieri e guardia di finanza. Incontrovertibili sono, invece, i dati della ricostruzione che emergono dal bilancio degli interventi compiuto a dieci anni dal sisma. Il quadro complessivo è stato definito lusinghiero, anche se la partenza dei lavori in terra lombarda, in un primo tempo era stata incerta. La struttura commissariale creata dalla Regione per fronteggiare l’emergenza-terremoto ha recuperato il tempo perduto e rivendicato risultati sorprendenti: 3.122 istanze esaminate compiutamente sulle 3.156 presentate; con una percentuale del 98,6% di casi risolti.

L'approccio bipartisan

Le richieste di danni rimaste inevase erano meno del 2%. Alla base del sostanziale successo dell’intervento pubblico, secondo amministratori e tecnici di Palazzo Lombardia, c’è stato un approccio ‘bipartisan’ all’emergenza, con sindaci di diversi e anche opposti colori politici che hanno collaborato tra loro e con la giunta regionale a Milano. Molti primi cittadini hanno ‘convissuto’ col terremoto per due interi mandati. È il caso di Simona Maretti, sindaca di Moglia (Pd) eletta appena prima del sisma e ritrovatasi con il municipio e le scuole comunali sbriciolati dalle scosse. O di Luca Malavasi, primo cittadino di Quistello, alla guida di una giunta centrista con la sinistra all’opposizione, anche lui fresco di carica quandò arrivò il disastro. Entrambi hanno sopportato per un decennio il peso del ‘terremoto dimenticato’, ma hanno visto rinascere i loro paesi. Molto lavoro è stato fatto, raccontano gli amministratori locali, ma molto altro resterebbe da fare.

Il dopo-terremoto

Il dopo-terremoto nella Bassa Lombardia ha significato la perdita del 13% della popolazione residente e lo spopolamento è dovuto - sostengono i critici - anche al fatto che, contrariamente a quanto avvenuto in altre zone (Emilia e centro Italia) alla ricostruzione non è seguita una fase di rivitalizzazione con l’investimento di risorse per nuove attività economiche. Non era un compito che lo staff regionale per l’emergenza potesse svolgere. Ma è un giudizio unanime che la struttura abbia funzionato per rimettere in piedi case e aziende. Il suo ruolo decisivo lo conferma, anche se indirettamente, l’operazione Sisma: la prima segnalazione in Procura di strane manovre compiute da un funzionario pubblico sui risarcimenti è arrivata nel 2020 proprio dagli uffici del commissario incaricato dell’emergenza sismica.