L’altra Italia: a Castel Goffredo il museo è a costo zero

Nel Mantovano i volontari raccolgono un milione. E nasce il Mast

Museo di arte, storia e territorio

Museo di arte, storia e territorio

Mantova, 18 marzo 2018 - Si chiama Mast, Museo di arte, storia e territorio. Un museo atipico nel panorama nazionale. Aperto il 14 ottobre a Castel Goffredo, poco più di dodicimila abitanti nel Mantovano, è un caso di studio nelle università e nei master di economia e gestione dei beni culturali. Motivo? A renderlo possibile sono stati i cittadini, che in dieci anni hanno raccolto sul territorio oltre un milione di euro. E a gestirlo, gratis, ci sono solo volontari. Zero fondi pubblici.

«Il nostro non è un museo civico, né un museo di arte sacra – spiega la direttrice Barbara D’Attoma, bresciana, che ha assunto l’incarico a gennaio -: il Mast è della comunità». Frutto di un’idea perseguita per 20 anni da un’associazione culturale locale, il Gruppo di San Luca, è l’approdo di una tenace e capillare attività di fundraising, una raccolta fondi promossa dalla onlus per un decennio. Per alzare il sipario su quello che nelle intenzioni dei fondatori è un contenitore di testimonianze della terra dei Gonzaga dalla preistoria ai giorni nostri, i volontari si sono spesi nella tessitura di rapporti sociali e nell’organizzazione di iniziative. Cene di piazza, sagre, vendita di prodotti tipici, fiere del libro (tuttora la prima domenica del mese nella piazza centrale del paese si tiene «Libri sotto i portici», evento di richiamo per collezionisti). Hanno trovato uno spazio di mille metri quadri in un immobile della parrocchia, raccolto l’interesse di mecenati che sulla fiducia hanno «adottato» stanze e opere del museo in pectore, partecipato a un bando di Fondazione Cariplo.

Risultato: con un milione 250mila euro il Mast è realtà. «Il progetto è completo a metà – dice D’Attoma -. Per ora sono aperti il piano terra e il primo piano, con due nuclei che coprono un arco cronologico dall’età longobarda al 1500: la collezione parrocchiale di paramenti sacri, 400 tessili, suppellettili, quadri, archivio e tutta la libreria del clero, e quella del Comune, con le delibere comunali». Nel giro di tre-quattro anni l’idea è aprire anche il secondo piano completando il racconto dal 1600 ad oggi, con Castel Goffredo ormai ombelico italiano del distretto delle calze (da Goldenpoint a Tezenis, i marchi più noti del tessile si trovano da queste parti). «Al momento è in corso una mappatura dell’area archeologica circostante, si cercano reperti. Poi faremo spazio anche alla preistoria e all’epoca romana». Nel frattempo il Mast, dove un angolo è riservato alla vendita di goloserie (per citarne una, il tortello amaro, presidio Slowfood) accoglie i visitatori con merende, aperitivi, cene. E, ancora, incontri e corsi tematici, dalla fotografia all’incisione alla moda. «La priorità è ottenere il riconoscimento regionale, un passaggio obbligato per accedere ai bandi».