Magenta, la Stf diventa tedesca

Ramo d’azienda ceduto alla Balcke Duerr, ricollocati 35 dipendenti

La Stf di Magenta

La Stf di Magenta

Magenta (Milano), 10 ottobre 2018 – Si è conclusa la vicenda della Stf, la storica metalmeccanica magentina che aveva dichiarato il fallimento nel maggio scorso. Il ramo d’azienda sopravvissuto, infatti, è stato ceduto alla compagnia Balcke Duerr srl, che l’aveva ricevuto in affitto dalla curatela proprio in seguito al fallimento. Per concretizzare il tutto manca solo l’atto notarile ma nulla mette ormai in dubbio la cessione del settore HTP scambiatori alla multinazionale tedesca, attiva nello stesso settore. Questa avrà sede operativa a Magenta e si chiamerà Stf Balcke Duerr. La cessione ha permesso a 35 dipendenti dell’ex metalmeccanica di essere ricollocati nella nuova azienda; oltre la metà di loro sarà impiegata nel settore della produzione. Un destino che con tutta probabilità spetterà anche ad altri 4 o 5 dipendenti dell’area tecnica, visto che il secondo ramo dell’azienda ormai smembrata è già stato dato in affitto e il suo futuro appare il medesimo: la cessione. Un finale amaro, se si considera che due anni e mezzo fa erano 235 i dipendenti ancora in forze nella Stf, poi calati fino a 90 al momento del fallimento.

A questo proposito, il Ministero ha recentemente autorizzato il breve periodo di cassa integrazione straordinaria dello scorso giugno per i lavoratori licenziati, pari a circa tre settimane. La cessione di parti dell’azienda, comunque, era una prospettiva auspicata anche dal sindacato Fim Cisl dopo il fallimento, così da tentare di garantire il ricollocamento almeno di una parte dei dipendenti e la continuità lavorativa nella città dove la Stf era nata e cresciuta nel corso degli anni. Prospettiva che si è poi realizzata dopo trattative serrate. La metalmeccanica magentina è sempre stata guidata dalla famiglia Trifone durante i suoi oltre 80 anni di esistenza; nel 2015, però, la crisi del mercato ha messo in difficoltà un’azienda capace di diventare leader mondiale nella realizzazione di caldaie industriali e scambiatori di calore, costringendola alla prima cassa integrazione dopo decenni di vita. Situazione alla quale la vecchia proprietà non è stata capace di porre rimedio e neppure i due amministratori delegati che si sono susseguiti al volante della Stf mentre la situazione stava precipitando. Le prime avvisaglie di come sarebbe finita si sono manifestate nell’estate del 2017, quando hanno perso il lavoro circa 80 dipendenti senza che si trovasse un accordo tra sindacati e dirigenza. A quel punto il fallimento era nell’aria ma il tutto si è concretizzato solo a maggio, quando la comunicazione ufficiale è arrivata dal tribunale di Milano, che ha notificato la “prosecuzione di esercizio provvisorio” affidata alla curatela.