I vermi di Rouge in mostra a Cassinetta: "Così bacchetto la società"

La satira del corbettese Simone Rossoni, in arte Rouge

Simone Rossoni, in arte Rouge

Simone Rossoni, in arte Rouge

Cassinetta di Lugagnano (Milano), 8 settembre 2018 - «Sei un verme». Mai insulto fu trasformato in arte meglio di questo. Simone Rossoni, in arte Rouge, è un vignettista satirico nato a Corbetta (anche se oggi si è trasferito a Settimo Milanese) e artista «ostinatamente di parte, o non potrei criticare questa società». Le sue vignette gialle con i simpatici vermicelli che raccontano senza peli sulla lingua il mondo in cui viviamo sono ormai diventate celebri, come i murales con i quali ha «imbrattato» di simboli

I vermi di Rouge
I vermi di Rouge
inneggianti alla pace i muri di Milano. Oggi e domani, i vermi saranno nella sala consiliare di Cassinetta.

Rouge, i suoi personaggi più riconoscibili sono i famosi vermi gialli. Che c’entrano con noi?

«Sono brutti e schifosi, perfetti per raccontare le brutture della società. Ma al tempo stesso risultano piuttosto simpatici e riconoscibili. In fondo ce n’è un po’ in ognuno di noi».

Cosa significa per lei fare satira?

«Non è comicità. Il suo scopo principale non è quello di divertire, ma di far riflettere le persone. Anche se mi piace raccontare la politica e il mondo con una risata. Tutta la satira è di parte. Ogni artista deve avere la propria visione della società, altrimenti non potrebbe criticarla».

Quando ha capito di essere un artista?

«Mi è sempre piaciuto disegnare, ma questa è una dichiarazione abbastanza ovvia. Ho cominciato alla fine delle scuole superiori, allora facevo soprattutto graffiti. Poi mi sono dedicato ad altro fino a 13 anni fa. Ma solo negli ultimi due o tre anni fare l’artista è diventato un lavoro».

Spesso lei fa satira politica o affronta temi d’attualità molto delicati, è mai stato attaccato per il suo lavoro?

Il murales antifascista di Rouge ad Arconate
Il murales antifascista di Rouge ad Arconate

Quali sono le tematiche che hanno creato più polemica?

«La vignetta sui controlli in stazione Centrale a Milano, che secondo me sono stati fatti su base «etnica», e quella dove me la prendevo con gli antivaccinisti e con le persone che si affidano solo all’omeopatia rifiutando la scienza. Sono stato molto attaccato».

A cosa sta lavorando oggi?

«A due murales sull’antifascismo a Rho e Milano. Il ritorno delle destre estreme in Italia, come in Europa, è ormai un fatto. Questo tema, insieme al razzismo, è stato quello su cui mi sono concentrato di più nell’ultimo anno. Di recente, invece, ho fatto un laboratorio di fumetti per ragazzi disabili e un murales con i migranti ospitati in via Corelli a Milano».

Continuerà a fare l’artista ancora a lungo?

«Vado avanti finché non mi annoio, ma confesso che a volte mi stancano persino le mie vignette. Infatti uso i laboratori d’arte con i giovani per sperimentare».