Ciresa, la festa sfuma per poco: Lecco costretta al ballottaggio

Dopo dieci anni il centrodestra manca di 300 voti la riconquista del Comune. Gattinoni a caccia dei consensi degli esclusi. La Lega crolla per la civica di Rossi

Spoglio delle schede elettorali a Lecco

Spoglio delle schede elettorali a Lecco

Lecco, 23 settembre 2020 - Ha sperato fino all’ultimo il candidato sindaco Peppino Ciresa di poter strappare il successo al primo turno e riconsegnare la città al centrodestra dopo dieci anni di guida del centrosinistra. E ci è andato vicinissimo l’imprenditore (in pensione) che a 73 anni si sarebbe volentieri risparmiato altre due settimane di campagna elettorale. Si è fermato a quota 48,71%, sarebbero bastati poco meno di trecento voti e la partita sarebbe stata subito chiusa.

Mauro Gattinoni, candidato sindaco della coalizione di centronistra, se l’è vista brutta ma poi in zona Cesarini ha strappato il biglietto per il secondo turno con un 41,67% che rimanda tutto a un faccia faccia tra i due. Nessuna chance per gli altri due aspiranti sindaci, Corrado Valsecchi della civica Appello per Lecco e Silvio Fumagalli, le cui sconfitte sono anche più sonore delle previsioni: l’assessore uscente sfiora il 6% mentre il candidato del Movimento 5 Stelle non arriva al 4% che non gli permetterà di entrare nemmeno in Consiglio comunale. Sarà dunque di nuovo derby tra centrodestra e centronistra, che ora però dovranno anche fare i conti con quel 10% circa di elettori che non ha votato per i due schieramenti. Forte del vantaggio al primo turno, la coalizione di centrodestra ha già annunciato che tirerà dritto senza puntare ad apparentamenti. Il centrosinistra al contrario, che è di “rincorsa“, sa di dover colmare un gap di circa sette punti percentuali e dunque lascia aperta la porta a possibili intese.

Le amministrative del capoluogo manzoniano intanto consegnano alcuni dati su cui è bene riflettere. Il primo riguarda l’affluenza al voto che si è attestata poco oltre il 64% (alle amministrative 2015 ci si era fermati al 57%), in netta controtendenza rispetto alle previsioni della vigilia. Davvero una una bella notizia per la democrazia partecipata messa in crisi dai venti dell’antipolitica. L’altro dato che fa riflettere è la picchiata vertiginosa della Lega, passata dal 32% delle europee a un 13,69%. Con questo risultato il partito di Salvini non è più l’azionista di maggioranza della coalizione in città, leadership ceduta alla civica di Forza Italia con l’altra civica - quella guidata dall’ex olpimpionico Antonio Rossi (oggi sottosegretario regioanle ai Grandi eventi) - a tallonare a pochissime lunghezze. Un dato su cui riflettere nella città feudo del Carroccio che per quasi quindici anni (1993-2006). Sull’altro fronte tiene invece il Pd che con un 18,36% si conferma il primo partito in città.