"Disservizi? Adesso basta". La Uil Trasporti alza la voce

I ritardi sulla linea ferroviaria Lecco-Como stanno danneggiando l'economia delle due province e potrebbero compromettere l'indotto delle Olimpiadi invernali del 2026. I pendolari sono costretti a subire disagi e a rimanere a piedi, mettendo a rischio il tessuto sociale e l'economia turistica. È necessario garantire un servizio di trasporto pubblico efficiente.

"Disservizi? Adesso basta". La Uil Trasporti alza la voce

"Disservizi? Adesso basta". La Uil Trasporti alza la voce

Fermare o rallentare i pendolari della linea ferroviaria Lecco – Como, significa bloccare l’economia di almeno due province, quella di Lecco e quella di Como appunto. Potrebbe significare inoltre perdere il treno dell’indotto delle Olimpiadi invernali di Milano – Cortina 2026.

A lanciare l’avvertimento è Dario Ripoli, sindacalista della Uil Trasporti del Lario, che punta il disto contro i "disservizi inaccettabili", che stanno danneggiando soprattutto i lavoratori direttamente interessati, ma non solo. "Sul Lario la distanza fra promesse pubbliche e ritardi sempre più frequenti rischia di diventare il biglietto più caro da pagare per tutti pendolari comaschi e lecchesi", denuncia il sindacalista. I puntuali ritardi stanno lasciando a piedi quasi 190mila lavoratori, che ogni giorno entrano ed escono dal territorio delle provincia di Lecco e di Como: in base agli ultimi dati disponibili sono infatti 120 mila i pendolari in uscita quotidianamente dal territorio lariano, 72mila quelli in ingresso; di questi 31mila diretti verso le imprese dell’area metropolitana di Milano, 22mila verso la Brianza, 31mila in Canton Ticino e 11mila che si muovono fra la province di Como e Lecco. "Raggiungere la sede lavorativa senza altro disagio che sopportarne l’onere economico del biglietto dovrebbe essere un diritto di ogni lavoratore", sostiene Dario Ripoli. Che prosegue: "È doveroso pretendere un servizio di trasporto pubblico che non penalizzi il tessuto sociale lariano, non agevoli lo spopolamento della provincia comasca e lecchese e non ostacoli il futuro indotto economico-turistico che le Olimpiadi invernali del 2026 porteranno". Daniele De Salvo