Frana sulla Lecco-Ballabio, la galleria riapre il 10 gennaio: "Il rischio zero non esiste"

Sopralluogo del vicepremier Matteo Salvini sul luogo dello smottamento: "Una mancata tragedia, stiamo monitorando anche la Pedemontana e i ponti sul Po"

La nuova Lecco–Ballabio, da due settimane chiusa per frana, riaprirà la mattina di martedì 10 gennaio, se possibile anche prima. La circolazione verrà ripristinata completamente a due corsie, sebbene a scartamento ridotto. I lavori di messa in sicurezza definitiva proseguiranno comunque oltranza per almeno altri quattro mesi. Lo ha annunciato quest'oggi il vicepremier e ministro di Trasporti e della Infrastrutture Matteo Salvini che effettuato un sopralluogo direttamente sul posto per sincerarsi personalmente della situazione.

"È stato in disastro e, a Dio piacendo, una mancata tragedia per fortuna", le parole del vicepresidente del Consiglio dei ministri, riferite al fatto che zio e nipote di 24 e 66 anni che sono stati investiti da uno dei macigni crollati in strada sono miracolosamente sopravvissuti indenni. "L'importante ora è che al rientro, per chi potrà farsele, delle vacanze di Natale, dopo l'Epifania, si riaprirà a doppio senso di circolazione", sottolinea Matteo Salvini.

La frana

Dalla montagna che sovrasta il raccordo della Valsassina della Statale 36, nel primo pomeriggio del 9 dicembre, si è staccata una parete di roccia di 500 metri quadrati per 2mila metri cubi. Sono precipitati pietre e detriti dal peso di oltre cinquemila tonnellate. Hanno strappato via due barriere paramassi e abbattuto un muraglione in cemento armato di contenimento Solo il macigno più grande era di 100 metri cubi e pesava 250 tonnellate: nessuna rete né alcuna barriera avrebbe mai potuto trattenerlo.

Il distacco è avvenuto da un costone all'altezza di circa 100 metri. È stato provocato dall'acqua che si è infiltrata tra le fenditure e le crepe e che poi è ghiacciata a causa del freddo, dilatandosi nelle fenditure. Ci sono ancora detriti pericolanti. Per disgaggiarli sono all'opera sei rocciatori professionisti della Ecogrid di Savona a cui si sono rivolti i vertici di Anas per bonificare l'area. In di più non potrebbero, sarebbe troppo pericoloso, per il rischio di altre frane.

I lavori in corso

"Abbiamo ipotizzato una prima fase, con la riapertura al transito entro il 10 gennaio", spiega Nicola Prisco, responsabile della struttura di Anas in Lombardia. "Poi ci vorranno altri lavori che dureranno circa quattro mesi. Le operazioni di disaggio e pulizia sono a buon punto. Successivamente puliremo tutta la strada. In parte lo stiamo già facendo. Rimuoveremo anche tutto il materiale che si è depositato a monte. Monteremo un sistema di monitoraggio radar per la sicurezza sia degli operai sia degli utenti della strada. Infine nelle prossime due settimane installeremo una barriera paramassi ad elevata resistenza, una delle più performanti e moderne, e un ulteriore muro provvisorio in blocchi". In programma poi c'è il posizionamento di un'altra barriera alta 13 o 14 metri. Verranno impiantate pure altre reti di contenimento più in quota e si scaverà un vallo con un argine in cui confluiranno eventuali altri smottamenti.

"Il rischio zero non esiste"

Il rischio zero non esiste. La natura è incontenibile. "Ci saranno opere di contenimento", commenta il vicepremier Matteo Salvini rispetto a quanto accaduto sulla nuova Lecco-Ballabio come altrove. "In tutta Italia ci sono 18mila ponti e viadotti di Anas, mille dei quali monitorati. Stiamo cercando di mettere tutti i denari necessari. In Lombardia stiamo bloccando tanto. Bisogna correre sulla Pedemontana, sui ponti sul Po, la conferenza sulla Vigevano - Malpensa è programma per il mese prossimo, abbiamo inaugurato un nuovo tratto di metropolitana milanese e finanziato un altro tratto. L'obiettivo è intervenire, sostituire, ammodernare. Bisogna provare a mettere in sicurezza il territorio, però evitare che piova o che l'acqua diventi ghiaccio non possiamo. Possiamo investire per mettere in sicurezza e limitare il danno, ma il rischio zero non c'è".