"Presto" e male

Tolti i voucher, messi i “Presto”, sono rimasti i problemi che c’erano prima, con nuovi aggravi burocratici e penalizzazioni per i lavoratori occasionali, che riceveranno i (pochi) soldi guadagnati non prima di 45 giorni dopo la prestazione

Milano, 16 luglio 2017 - Non è passata ancora una settimana dalla loro nascita e già sono messi pesantemente in discussione. A dispetto del loro nome, “Presto”, i nuovi buoni lavoro chiamati a sostituire gli aboliti voucher per prestazioni occasionali e avviati lo scorso lunedì sul portale dell’Inps, stanno arrancando sotto gli effetti negativi determinati dagli ulteriori aggravi burocratici introdotti e delle critiche dei giuslavoristi. Eliminati in modo ideologico sull’onda del pericolo referendario che avrebbe messo a repentaglio la tenuta del governo, i buoni lavoro sono stati reintrodotti in fretta e furia, reclamati a gran voce da imprese e famiglie rimaste senza strumenti contrattuali per regolare i lavori sporadici e discontinui. L’utilizzo dei “Presto” è però apparso da subito aggravato da nuovi adempimenti burocratici, perché può avvenire solo a fronte della loro registrazione sull’apposita piattaforma informatica Inps, attraverso la quale dovranno essere preventivamente comunicati di volta in volta tutti i dati. 

È predisposto un fondo, tipo l’apertura di un conto corrente, dal quale attingere di volta in volta. In particolare, per il “contratto di prestazioni occasionali”, consentito solo alle aziende con non più di 5 dipendenti, sono stati fissati limiti all’utilizzo sia in termini economici (retribuzione minima 9 euro/ora, compenso massimo 2.500 euro/anno erogabile al singolo prestatore), sia di quantità di prestazioni richiedibili (prestazione minima 4 ore alla volta, con un massimo di 280 ore/anno). Escluso il ricorso a queste prestazioni accessorie nei settori edilizia, lapidei, escavazione ed affini, e per le attività in appalto. Per il “libretto famiglia” è stato invece confermato il valore orario “nominale” lordo del buono a 10 euro/ora, dei quali 8 euro/netti al lavoratore. Se per ditte e famiglie l’impegno burocratico aumenta, non se la passano meglio gli stessi lavoratori. Con i voucher i compensi erano subito esigibili e liquidabili in Posta, ora dovranno attendere l’accredito (occorre perciò avere un conto corrente attivo) dall’Inps nei 15 giorni del mese successivo a quello in cui è stata prestata l’attività. Parliamo di pochi spiccioli e, spesso, di persone alle prese con seri problemi per sbarcare il lunario.

A mettere una potenziale pietra tombale sul nuovo strumento, ci stanno pensando gli stessi parlamentari che l’hanno appena approvato. L’Ufficio parlamentare di Bilancio esprime giudizi severi, a dire il vero evidenti anche prima che i “Presto” partissero. Tra le tante, la criticità più grave appare quella legata ancora al lavoro nero, a contrasto del quale pure questi buoni lavoro dovrebbero funzionare. Insomma, siamo daccapo. Tolti i voucher, messi i “Presto”, sono rimasti i problemi che c’erano prima, con nuovi aggravi burocratici e penalizzazioni per i lavoratori occasionali, che riceveranno i (pochi) soldi guadagnati non prima di 45 giorni dopo la prestazione. Ma il lavoro sommerso lo vogliamo contrastare o favorire? E che fine hanno fatto liberalizzazioni e semplificazioni? sandro.neri@ilgiorno.net