Il caro prezzo dei ritardi nelle scelte

I timori di un autunno caldo

Milano, 12 luglio 2020 - Sembra vicina la proroga fino al 31 dicembre dello stato di emergenza. Il premier per ora frena, ma tutto lascia supporre che le misure eccezionali varate per il Covid 19 dureranno fino a fine anno. I mal di pancia di Pd e Italia Viva costringono Giuseppe Conte alla cautela, perché su una decisione così delicata dovrà necessariamente passare dal parlamento. Su zone rosse, smart working e scuole, dunque, le restrizioni introdotte a seguito della pandemia non decadranno il 31 luglio. Palazzo Chigi giustifica questa scelta col prolungarsi dei rischi sanitari, vista anche la risalita dei contagi. Ma le opposizioni fanno rilevare come questo passo rischi di rafforzare fin troppo i pieni poteri del premier. E costringono inoltre gli italiani ad altri sacrifici e limitazioni di libertà. Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha rilanciato l’allarme di tensioni sociali pronte a esplodere in autunno.

Qualcuno ha voluto leggere nelle sue parole una presa di distanza dal premier e dalle sue logiche troppo attendiste in economia. Forse, semplicemente, la titolare del Viminale, attraverso il dialogo con i prefetti, ha registrato la crescente insofferenza di migliaia e migliaia di famiglie che hanno perso il lavoro o lo perderanno. E che faranno fatica a sostenere anche quelle spese minime per i beni di prima necessità. Troppi ritardi si sono accumulati e li stiamo pagando a caro prezzo. Se il governo avesse accelerato mesi fa nella concreta erogazione di aiuti a famiglie e imprese, i rischi di un autunno caldo sarebbero meno forti. Il problema, al contrario, è proprio questa precarietà generalizzata, con tantissimi italiani pronti a partire per le vacanze, ma incerti su ciò che li attende al rientro a casa. Anche certa comunicazione su rischi probabilmente eccessivi rispetto a presunte nuove ondate del virus ha contribuito a tenere a casa tantissime persone, che dunque non hanno speso i loro soldi e non hanno aiutato a riattivare la macchina economica. Le fabbriche del Milanese registrano un calo degli ordini del 35 per cento. E si teme un’ondata di licenziamenti.

Sapremo presto se ci attende davvero una stagione di tensioni. Ma prima sarà necessario che Conte accorci i tempi delle scelte strategiche per il Paese. Fondamentale, innanzitutto, che riesca a vincere il braccio di ferro con l’Europa per far arrivare già entro luglio una parte degli aiuti del Recovery Fund. Ma altrettanto decisivo è avere le idee chiare su come impiegarli per far ripartire con slancio le attività più rilevanti per la nostra economia. Tutto questo sperando che la campagna elettorale per le regionali non inasprisca lo scontro fra gli alleati di governo, facendo perdere di vista le urgenze che riguardano il futuro di milioni di italiani.