Stop ai paradisi fiscali: minimum tax globale sui colossi

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BASTA paradisi fiscali. Il Tesoro americano sfodera la sua proposta per una minimum tax globale sulle aziende, che dovrebbe portare all’applicazione di un nuovo regime di tassazione dei profitti ad hoc per circa 100 colossi di rilievo globale: da Amazon a Microsoft fino a Google e Facebook. Francia e Germania applaudono, insieme all’Italia. Il piano statunitense prevede l’introduzione di una tassa che colpisca i profitti realizzati anche al di fuori dei confini nazionali, tenendo conto della redditività completa di un’azienda. La proposta è più moderata di quanto inizialmente ipotizzato, il 15% anziché il 21 per cento. Anche se Janet Yellen (nella foto) ha indicato che quel 15% va considerato alla stregua di un livello minimo, di un punto di partenza che può essere alzato a soglie "più ambiziose" durante negoziati multilaterali. L’introduzione di una minimum tax vuole evitare quella che è stata definita come una dannosa concorrenza fra Stati attraverso corse al ribasso nella tassazione internazionale per attirare le imprese.

Le trattative sulla minimun tax sono affiancate anche a negoziati sulla tassazione dei grandi colossi tech, anzitutto americani, accusati di pagare troppo poche imposte in paesi dove invece generano ingenti profitti. Washington vorrebbe stringere al massimo i tempi, raggiungendo un accordo entro l’estate, per poi passare una legge entro l’anno. "Sembra proprio che avremo un accordo in estate", ha annunciato il ministro tedesco delle Finanze, Olaf Scholz, riferendo che la proposta di un’aliquota minima del 15% per le società avanzata dagli Usa "è davvero un grande progresso". Per il ministro francese Bruno Le Maire la proposta americana "è un buon compromesso: la questione non è la cifra in sé, ma avere un accordo politico non più tardi della riunione del G20 in Italia a luglio". L’Italia ha la presidenza del G20 e "sta compiendo tutti gli sforzi per garantire il raggiungimento di un accordo politico alla riunione del G20 di luglio a Venezia", ha confermato il ministro dell’Economia Daniele Franco. La proposta avanzata dal Tesoro degli Stati Uniti, secondo Franco, "è un passo importante verso un accordo sulla nuova architettura fiscale internazionale".

Un accordo multilaterale rimane tuttavia ancora da raggiungere e i nodi non sono pochi. Un ridimensionamento al 15% non è indolore per la Casa Bianca: l’imposta rastrellerebbe meno entrate per l’erario federale di quanto previsto e darebbe significativi vantaggi ad aziende con sedi centrali fuori dagli Usa. Tanto più se l’amministrazione Biden alzerà, come ha in programma, le aliquote domestiche sulle imprese al 28% dal 21% attuale. Sfide rimangono anche sul fronte internazionale: un vasto numero di Paesi dovrebbe non solo aderire genericamente ma procedere a modificare proprie leggi interne per far rispettare la nuova tassa. Resistenze arrivano da Paesi che hanno fatto leva sulla bassa tassazione, quali l’Ungheria o l’Irlanda, che ha una aliquota aziendale al 12,5 per cento. La leva fiscale viene vista dalla Commissione come uno strumento essenziale per aiutare una sana ripresa post-Covid. Ogni anno nell’Ue vengono persi miliardi di euro a causa di frodi, evasione ed elusione fiscali. Il gettito fiscale perso a causa di frodi sull’Iva ammonta a 50 miliardi di euro all’anno.

L’evasione fiscale internazionale da parte di persone fisiche si traduce in una perdita di gettito di 46 miliardi all’anno per gli Stati membri. E la Commissione Ue stima che ogni anno nell’Unione si perdano 35-70 miliardi a causa dell’elusione dell’imposta sulle società (i "colpevoli" non sono soli i giganti del web, che comunque fanno ampi profitti e pagano pochissime tasse). A questo si aggiunge la concorrenza fiscale che si fanno gli Stati membri dell’Ue, per cui royalties e pagamenti di interessi possono essere pagati a destinatari in giurisdizioni a bassa o nessuna tassazione.

"Affrontare l’evasione e l’elusione fiscale contribuisce a creare condizioni di parità per le imprese, migliorando la competitività dell’Ue – si legge nella comunicazione di Bruxelles – . La Commissione agirà rapidamente per attuare l’imminente accordo globale sulla riallocazione dei diritti di tassazione e la tassazione minima effettiva". Nel momento in cui l’accordo in sede Ocse sarà diventato una convenzione multilaterale, l’applicazione sarà obbligatoria per i Paesi partecipanti. E la Commissione proporrà due direttive ad hoc per garantirne "l’attuazione coerente" in tutti gli Stati membri.