TERRE RARE, cobalto, silicio, platino, tungsteno e rame a prezzi da capogiro. Una delle conseguenze economiche più subdole della pandemia è che le aziende fanno fatica a star dietro alla domanda di microchip e componenti elettronici perché scarseggiano le materie prime con cui produrli. Eppure la tecnologia per recuperare queste materie prime da vecchi pc e cellulari esiste. E costa molto meno che comprarle sui mercati internazionali, visto il rialzo esponenziale delle quotazioni negli ultimi mesi. Ma l’Italia è in ritardo rispetto ai target di raccolta dei rifiuti elettrici ed elettronici (Raee) fissati dall’Unione Europea e questo rende urgente intervenire sull’intera filiera. Per questo Erion, il più importante sistema multi-consortile no profit del settore in Italia, ha sviluppato un Libro Bianco dei Raee: 64 proposte frutto dell‘esperienza pluriennale maturata sul campo, che mirano a far crescere un settore fondamentale per un‘evoluzione sostenibile della nostra economia. Nel 2020 Erion ha gestito circa 270.000 tonnellate di Raee, un risultato in crescita rispetto all‘anno precedente. Eppure non è abbastanza, se pensiamo che in Italia si contano circa 5.000 punti di raccolta, contro gli oltre 10.000 presenti negli altri stati europei, e che si viaggia a circa 6 chilogrammi di Raee raccolti per abitante, quando si dovrebbe essere arrivati già da due anni a più di 9 chilogrammi. "Siamo ancora lontani dall‘obiettivo fissato dall‘Ue del 65% dell‘immesso sul mercato – commenta Giorgio Arienti, direttore generale di Erion – Da una parte, lo Stato sembra impotente e non sta facendo nulla per migliorare le cose; dall‘altra l‘Ue preme per risultati concreti e non credo tollererà ancora a lungo questa situazione". Le cause di questo divario tra Raee generati e Raee raccolti sono molteplici, prima fra tutte la scarsa informazione ai cittadini, ancora poco consapevoli sia della necessità di fare una raccolta differenziata sia delle possibilità che ...
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