LA PRODUZIONE DI PERE VA VERSO UN CALO DEL 60% "SERVONO AIUTI"

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LE STIME DI PRODUZIONE 2021 delle pere in Italia evidenziano ancora una volta una situazione al di sotto della potenzialità produttiva del Paese. Quest’anno, infatti, le produzioni frutticole italiane sono state negativamente influenzate dal maltempo e non ne sono state esenti le pere. Nel periodo compreso tra la metà di marzo e la prima decade di aprile numerose gelate hanno interessato molte aree del Paese e i fenomeni di gelo sono risultati molto impattanti per intensità e ripetuta frequenza, comportando così importanti perdite produttive. I danni sono variegati, con impatti diversificati a seconda delle aree, delle varietà, della tipologia di impianto e della presenza o meno di strutture antibrina. Questa eterogeneità rende pertanto molto difficile oggi la quantificazione dell’offerta che sarà disponibile per questa campagna. Ad oggi il -90% che veniva ipotizzato da qualche operatore sembra improbabile o comunque relativo solo a particolari situazioni.

In base all’analisi condotta da OI Pera le produzioni 2021 potrebbero collocarsi attorno al -60% sul 2020, con situazioni leggermente migliori per le varietà estive, come Carmen e Santa Maria sul -40%, Coscia -40%, William vicina al -50%. Peggiori le stime per Conference con il 65% in meno e Kaiser -7075%. L’Abate oggi è stimata sul -70% sul 2020. Si sottolinea che queste variazioni fanno riferimento alla produzione totale; solo a raccolta ultimata sarà possibile determinare la quota di prodotto non commercializzabile, che già oggi si ritiene percentualmente superiore a quella degli anni passati a causa dei danni da gelo, da cimice asiatica e da maculatura bruna, fenomeni questi ultimi purtroppo già presenti in campo, ma ad oggi non quantificabili. A queste variazioni si giunge anche tenendo conto dell’andamento delle superfici produttive che nel 2021 con circa 27.000 ettari a livello nazionale segnano un -5% sul 2020. In Emilia-Romagna, dove si conferma la medesima variazione percentuale, si registrano cali significativi per Conference -13%, Decana -7%, mentre più stabile è la situazione per le varietà più precoci, come Santa Maria, Carmen e William. L’Abate perde invece il 4% degli impianti produttivi dell’anno precedente.

"Anche quest’anno – dichiara Gianni Amidei, Presidente dell’OI Pera – siamo di fronte ad un problema produttivo importante, che si rende ancor più gravoso in considerazione del fatto che veniamo da due annate altrettanto deficitarie. La situazione per i produttori è quindi particolarmente critica così come per l’indotto di questa produzione che ha sempre rappresentato uno dei vanti della frutticoltura italiana e in particolare di quella emiliano-romagnola. Come OI Pera ci stiamo impegnando nello sviluppo di progetti di ricerca, atti a contrastare i fenomeni della cimice e della maculatura bruna. Il cambiamento climatico sta facendo vedere gli effetti in questi anni che, oltre ad acutizzare alcuni fenomeni fitopatologici, sempre più spesso presenta il conto con eventi insoliti fino a qualche anno fa e oggi sempre più frequenti ed estremi. Anche su questo aspetto dobbiamo agire, perché di certo non possiamo intervenire sul clima in tempi brevi, ma possiamo e dobbiamo chiedere con forza di rendere fruibili e accessibili tipologie di finanziamento che vadano nella direzione di una adeguata difesa da questi fenomeni climatici".

"Ciò che chiediamo alle Istituzioni – conclude Amidei – è quindi una presa di coscienza della gravità del problema e un conseguente e immediato aiuto agli agricoltori per superare questa grossa difficoltà e allo stesso tempo un impegno a finanziare progetti di facile accessibilità ed efficacia. Alla grande distribuzione chiediamo invece di avere sensibilità verso le difficoltà in cui versa il settore italiano dimostrando la volontà di voler valorizzare il più possibile le produzioni nazionali". A differenza della passata stagione, dalle prime indicazioni provenienti dagli altri paesi europei (Interpera 2021), anche le produzioni dei nostri competitors, dovrebbero risultare significativamente ridotte rispetto al 2020, in particolare l’offerta di Belgio e Olanda sembra essere stimata sul -30% rispetto all’anno passato.