"Previdenza e occupazione". Il mondo dell'arte chiede pari dignità

Il Coordinamento spettacolo Lombardia: no alle soglie minime, il problema delle sale con pochi posti e il fenomeno del “nero“

Anche lo scrittore Paolo Cognetti (primo a sinistra) alle giornate del Piccolo

Anche lo scrittore Paolo Cognetti (primo a sinistra) alle giornate del Piccolo

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Milano - Nessuno deve essere lasciato fuori. Principio fra i più belli. Ricordato ieri da Marco Maria Linzi della Contraddizione durante l’assemblea al Piccolo Teatro Aperto. Dove il Chiostro Occupato ha nuovamente accolto i direttori dei palcoscenici cittadini. O almeno una parte. Visto che in via Rovello e su Zoom non è che poi ce ne fossero così tanti. Il problema di questo principio di uguaglianza è però il fatto che non è identico il punto di partenza. Come di conseguenza non è identica la visione dell’arte e del soldo. Nella corsa al sostegno pubblico e alla rimodulazione dei diritti e delle tutele, c’è dunque chi parte in pole position, con sole, whisky e berlinetta di classe. E chi arranca dietro su una 600 da revisionare che consuma più olio che benzina. Si riuscirà a ricomporre questa frattura, per andare uniti di fronte al ministero? In realtà forse non è nemmeno così importante, specie se rimangono saldi alcuni concetti base presenti nella bozza di riforma scritta dal Coordinamento Spettacolo Lombardia, bozza che per tutto il mese rimarrà aperta a cambiamenti e correzioni. Il terzo incontro di ieri con i direttori ha trasformato dunque il Parlamento Culturale Permanente in un vero e proprio tavolo di lavoro (o quasi). Certo non tecnico. Ma con una spiccata propensione alla concretezza, grazie anche alla scelta di concentrarsi su due macrotemi: la riforma previdenziale e la tenuta occupazionale, in una riflessione che necessariamente si è ramificata sulla gestione dei fondi pubblici e il loro utilizzo. Sul tavolo dunque la necessità di abbassare il tetto delle 120 giornate lavorative annuali a fini pensionistici, tetto inavvicinabile per la quasi totalità dei lavoratori e delle lavoratrici. Anche se sempre Linzi ha sottolineato come forse l’occasione è buona per un ripensamento complessivo del sistema, in una visione democratica e proporzionale, non più vincolata da soglie minime. Sarebbe auspicabile. Ma nel dibattito anche il problema delle sale con meno di 99 posti, al momento escluse dal FUS, il Fondo Unico per lo Spettacolo; la responsabilità individuale e di settore di fronte alle forme di "nero"; l’inaccettabile abitudine del pagamento a percentuale invece che a cachet, con il rischio d’impresa tutto a carico degli artisti. Dialogo spigoloso. Ma la strada è giusta. Sempre più evidente l’attitudine sindacale del Coordinamento. Speriamo non sia ostacolata dalla fragilità politica. Nel tardo pomeriggio incontro sul rapporto fra uomo e montagna in compagnia di Paolo Cognetti e il reading dedicato ad Antonia Pozzi di Rossana Mola e Laura Pozone. Sprazzi di chiacchierate artistiche.