"Stravinskij? Musica che vive nel presente"

Il maestro Riccardo Chailly ha diretto la Filarmonica della Scala nella “Sagra della primavera“; sarà in streaming l’8 aprile su Rai5

Riccardo Chailly

Riccardo Chailly

Milano - "Per arrivare a un’esecuzione così buona c’è stata una formidabile volontà collettiva; il distanziamento tocca anche i musicisti dell’orchestra, sarà difficile dimenticare questa Sagra della primavera"racconta il Maestro Riccardo Chailly alla fine del concerto della Filarmonica della Scala, senza pubblico, dedicato a Stravinskij nel cinquantesimo anniversario della scomparsa. In programma: “Four Norwegian Moods“ (1942); “Histoire du Soldat, Suite del 1918“ e “Le Sacre du Printemps“ (1911-1913), capolavoro assoluto del compositore russo. Il concerto sarà trasmesso l’8 aprile su Rai 5, ore 21.15 e disponibile su RaiPlay dal 9 aprile. Capace d’interpretazioni sensibili e profonde il direttore musicale del Teatro alla Scala continua: "La prima volta che ho ascoltato Le Sacre è stato nell’incisione diretta da Stravinskij stesso, era fra i vinili di famiglia. Prima ancora, ascoltando “The Rake’s Progress“ è partita una folgorazione per il compositore". 

Maestro, come proporre La Sagra nel nuovo, tecnologico millennio? "L’ho diretta per la prima volta nel 1980 a Budapest, ero poco più che un ragazzo. Da allora è stato un ritornare continuo a questa partitura e la sua complessità si rinnova sempre, non c’è possibilità d’assuefazione. Dirigerla per me è un viaggio epocale, la partitura è talmente ricca che la possibilità di scoprire nuovi dettagli è infinita. Con mio padre, feci l’analisi musicale sia de Le Sacre che di “Oedipus Rex“ altro capolavoro di Stravinskij che ho studiato molto giovane come “The Rake’s Progress“; mio padre, da compositore, toccava la costruzione, la forma di questi grandi lavori teatrali. Su Le Sacre mi piace ricordare ciò che Claude Debussy scrisse all’autore -. Da quando suonammo, a casa di Laloys, la vostra Sacre mi ossessiona come un magnifico incubo e cerco invano di rievocare quell’impressione terrificante". 

La Sagra cambia la musica del Ventesimo secolo. "Ancora oggi nella musica contemporanea si sente l’influenza de Le Sacre si avverte in “Amerique“ di Edgard Varèse. Alla prima a Parigi nel 1913 il pubblico fece la rivoluzione, Maurice Ravel dal palco urlò - Genio - , Malipiero e Gabriele D’Annunzio capirono subito la grandezza dell’opera. E’ musica che vive nel presente, è un messaggio planetario. La conosciamo come Sagra nella traduzione italiana ma è realmente la Consacrazione della Primavera, la consacrazione dell’identità di Stravinskij. In un passaggio lento, nella prima parte, una melodia suonata da tre viole soliste diventerà la romanza di Liù "Tu che di ciel sei cinta" in Turandot di Puccini". 

Come può un musicista comunicare la grande musica in streaming? "Ci stiamo impegnando affinché questo sia solo un momento della nostra vita, quando tutti avranno il vaccino torneremo in teatro. E’ una transizione di sofferenza: manca il pubblico, fondamentale per far musica dal vivo. La distanza fra i musicisti è faticosa, nessuno di loro ascolta ciò che suona il vicino, separati da pareti in plexiglass".