Protagonisti di vite che a volte fanno la storia

Ci sono persone che segnano il tempo così tanto da dare alle loro biografie la dimensione di un grande romanzo corale, in cui ogni uno di noi può ritrovare qualcosa di sé

Milano, 28 gennaio 2018 - Ci sono persone che segnano il tempo così tanto da dare alle loro biografie la dimensione di un grande romanzo corale, in cui ogni uno di noi può ritrovare qualcosa di sé. Protagonisti di storie che fanno da trama alla Storia. Come Giuseppe Tornatore, regista tra i maggiori del cinema contemporaneo (Oscar 1988 per un film straordinario, “Nuovo cinema Paradiso”), nelle pagine di “Diario inconsapevole”, HarperCollins: una serie di pensieri, appunti, articoli, frammenti di ricordi raccolti nel corso della vita, una sorta di svuotarsi le tasche da memorie, inquietudini, progetti. Un “monologo interiore” che diventa accessibile a tutti i lettori. Un disvelamento sincero. Ci sono la Sicilia, il mestiere del cinema, le testimonianze degli incontri con maestri e amici, da Fellini a Rosi, da Sciascia a Guttuso, da Pio La Torre a Sergio Leone e a Monica Bellucci. Scritture per immagini. Con lo sguardo sempre curioso, ironico e affettuoso d’un uomo di cultura che, in una inquadratura, prova a raccontare persone e mondi. Ecco il senso di un’autobiografia: immergere l’esperienza nel linguaggio d’un racconto. Con l’amabile disincanto che serve. Emilio Isgrò se ne conferma maestro in “Autocurriculum”, Sellerio. La finzione è quella d’un “poeta”, eccellente “artista visivo” che, anche a ottant’anni, cerca lavoro. Ha un punto di forza: essere famoso come “scrittore cancellatore” e avere le sue “cancellature” (della Costituzione, del debito pubblico, delle parole di Alessandro Manzoni...) esposte in musei e collezioni d’arte un po’ in tutto il mondo.

Ha un'idea forte dell’Italia, luogo “in cui fare con le mani equivaleva a pensare con la testa”. E di Milano, “l’unica città da dove può rinascere l’Italia”. È siciliano di robuste radici e milanese d’adozione. E nella lunga e fertile vita d’artista ha incontrato i Kennedy e Peggy Guggenheim, Luciano Berio e Luigi Nono, Eco e De Chirico, Vittorini, Calvino e tanti altri ancora. Pittura e scultura, giornali e libri, teatro e musica. Una delle sue opere è un grande seme d’arancia. Creatività mediterranea. Che fa bella mostra di sé di fronte alla Triennale milanese. Davvero un magistrale curriculum. A proposito di maestri, ce ne sono un centinaio di “sconvenienti”. Li racconta Marcello Veneziani in “Imperdonabili”, Marsilio. Un catalogo utilissimo a comprendere l’autore e le radici composite della buona cultura di destra attraverso i libri di autori eccentrici, spiriti inquieti, interpreti del tempo senza conformisti pregiudizi: Dante, Machiavelli, Pascal, Hegel “mago e padre putativo del Novecento”, Marx e Spengler, Prezzolini “l’italiano disincantato”, Pound, Mishima, Evola, Ortega y Gasset, Pirandello, Croce e Gramsci “tra Lenin e Mussolini, Cioran e Pasolini e tanti altri ancora, sino a Montanelli e Leo Longanesi, un “italiano in borghese” ma “tradito dalla borghesia”. Infiniti spunti di appassionanti dibattiti.