Jack Savoretti: "Che gioia poter stare così a lungo in famiglia"

Il musicista i parla del lockdown, dell’album Europiana, di un disco in italiano e della figlia Celeste nata due mesi fa

Jack Savoretti in un bel primo piano si confessa a tutto tondo sui progetti musicali

Jack Savoretti in un bel primo piano si confessa a tutto tondo sui progetti musicali

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Milano - Una colonna sonora senza film. Di passaggio a Milano per avere un riscontro dal mondo della discografia al suo primo brano in italiano, Jack Savoretti parla del nuovo album "Europiana", in uscita il 25 giugno, come del commento musicale ad una storia mai girata. Quella del viaggio che i rovesci pandemici dell’ultimo anno e mezzo gli hanno negato. Jack quando ricomincerà ad andarsene in giro? "Il nuovo tour parte il 25 febbraio da Milano, dagli Arcimboldi, per poi proseguire a Firenze, Roma, Bologna e, ancora, in Svizzera, in Olanda e nel Regno Unito. Veniamo da un periodo di grande sofferenza per il mondo, ma per me sono stati mesi meravigliosi che mi hanno regalato il lusso di poter stare a lungo a casa con mia moglie e con i miei figli". Eff ettivamente, il disco si apre e si chiude con le voci di sua moglie e dei suoi due figli. "Tre, prego… conseguenze del lockdown. Celeste è nata il 6 aprile quindi e quindi ha poco più di due mesi". Ma che significa «Europiana»? "Una volta mi hanno chiesto che genere facessi e ho risposto ‘europiana’ per sottolineare l’influenza avuta dalla musica americana su quella europea. Così, quando ho messo mano a questo concept, ho pensato di recuperare il termine". «Singing to strangers» l’aveva inciso a Roma, nello studio di Morricone, perché voleva un suono «cinematografico». E per questa ideale colonna sonora che suono voleva? "Ne ho cercato uno ‘storico’. Per questo l’ho registrato negli studi di Abbey Road. Visti i tempi, avrei potuto fare tutto da remoto, ma non ne ho voluto sapere perché cercavo quella definizione di suono che sanno darti solo i posti magici". Nel singolo «Who’s hurting who» c’è Nile Rodgers, mentre in When you’re lonely» John Oates (senza Daryl Hall). "Nile ha liberato la musica disco-soul funk dall’ambito ristretto dei club per trasformarla in mainstream. Quando è arrivata di qua dall’Atlantico s’è scontrata con la canzone europea dando vita ad un big bang da cui sono nati Julio Iglesias, Abba, Giorgio Moroder e su su fino ai Daft Punk. Pure Lucio Battisti ha cambiato la sua musica sulla spinta black di quegli anni". Il brano in italiano fatto ascoltare ai discografici troverà posto nel prossimo album? "Spero di sì. L’anno scorso il testo di quella ‘Andrà tutto bene’ che ho cantato per raccogliere fondi a favore dell’ospedale San Martino di Genova l’avevano scritto i fans, mentre questo è tutto farina del mio sacco e parla dell’odissea della vita". Chi vorrebbe al fianco in un ipotetico disco italiano? "Il mio sogno al momento è una splendida ragazza italo-francese, Chiara Luciani. Ma c’è una ragazza, Violetta Zironi, che sta facendo cose favolose a Berlino, e mi piace pure Simone Zampieri, prima conosciuto come The Leading Guy. Di recente ho perso la testa pure per Andrea Lazlo De Simone".