Milano all'aperitivo con 150 missionari, la fede cerca sostegni nel luogo della movida

Il Festival della Missione dal 29 settembre al 2 ottobre alle Colonne di San Lorenzo con film, pièce teatrali, laboratori per bimbi, partite di calcetto e una sfilata di moda

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Milano - ​Colonne di San Lorenzo: la storia dei martiri della fede, nella cappella di Sant’Aquilino. Ma anche il luogo-simbolo della movida milanese. Due facce di una stessa città che si incontrano nel Festival della Missione, dal 29 settembre al 2 ottobre. "Perché un festival? Perché l’esperienza dei missionari non è solo evangelizzazione, ma vita personale e culturale – spiegano i promotori del Cimi, Conferenza degli Istituti Missionari in Italia, di Fondazione Missio e dalla Diocesi di Milano –. Chi parte in missione sa che è come rinascere. Vogliamo portare questa esperienza umana e culturale al grande pubblico, tra la gente" Anche nell’ora dell’happy hour, perché no. Così tra trenta incontri con cento ospiti, tra proiezioni di film, pièce teatrali, laboratori per bimbi, partite di calcetto e pure una sfilata di moda, ecco gli “Aperitivi missionari“.

Ventisette i pub e i bistrot già convenzionati: ci si siede, si sorseggia un cocktail e si conoscono storie da tutto il mondo, chiacchierando con 150 testimoni-missionari che hanno risposto all’invito di "Vivere per dono": titolo della kermesse. Piazza San Lorenzo è il cuore pulsante del festival, che entra anche nel carcere di San Vittore, nei chiostri della Cattolica e in dieci piazze (il programma e gli ospiti su www.festivaldellamissione.it). La maratona di quattro giorni ha avuto anche il suo pre-festival e avrà anche il post-festival: l’obiettivo è creare una rete. Di qui l’immagine del gomitolo, richiamata nei manifesti. Convivialità sì, per fare arrivare messaggi forti. E senza dimenticare chi ha perso la vita. La dedica della direttrice artistica del Festival, Lucia Capuzzi, va anche a Luisa Dell’Orto, la missionaria lecchese uccisa ad Haiti. Ad aprire il programma ci sarà anche l’attivista Patrick Zaki, in collegamento dall’Egitto.

Trentamila i partecipanti attesi, 200 i volontari, 20 parrocchie e istituti che si preparano ad accogliere 1.500 visitatori che hanno già fatto richiesta di ospitalità. Tra i musei inseriti nel calendario c’è anche quello del Fumetto, “Wow“. Undici i percorsi guidati tra basiliche e chiese per ripercorrere la storia delle missioni. Si chiude con un concerto per la pace. "Questo festival sarà un triplice laboratorio - spiega monsignor Luca Bressan, vicario episcopale della Diocesi di Milano per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione sociale –. Vedremo come la chiesa sta cambiando, anche per le tante belle idee che Papa Francesco ha acceso. La Chiesa ha un po’ di malattie, ma anche le medicine per curarsi e questo fa bene a tutti. Sarà un laboratorio di pace, necessario nel clima di guerra, che si respira anche in campagna elettorale, con quella tentazione di mostrare i muscoli che corre il rischio di farci regredire in tutto. E leghiamo il festival anche al cammino di preparazione dei giovani. C’è spazio per tutti, non dobbiamo stare alla finestra".

Un assaggio del festival lo danno alcuni dei protagonisti, da padre Sebastiano D’Ambra, missionario del Pime, che nelle Filippine promuove il dialogo tra cristiani e arabi e che davanti alla tomba del suo compagno di cammino, padre Salvatore, ha fatto una promessa: “Andiamo avanti“. Alla storia di Kindi Taila, fuggita dalla guerra in Comgo, diventata ginecologa e tornata a fare esperienze di missione in Africa. Racconta il sogno di bambina, il potere dell’istruzione. Ci sarà anche Adriano Karipuna, simbolo della resistenza dei popoli dell’Amazzonia: "Resistere per esistere e aiutarci, ora e adesso, perché non c’è più tempo".