La Befana? È volata anche nei libri

Tanti gli scrittori che hanno dedicato le loro opere alla vecchietta più amata

Befana

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Milano, 5 gennaio 2019 - Gelosa di Babbo Natale, si direbbe, la Befana... Tanto gelosa che negli anni è riuscita a convincere non pochi scrittori a dedicare anche a lei libri e storie. Andrea Vitali, per esempio, ben noto ai lettori de “Il Giorno”, si è ingegnato con la consueta verve a rispondere alla domanda di Tom, naturalmente piccolo bellanese: “Perché, se Babbo Natale esiste, nessuno l’ha mai visto?”. La ricerca si svolge e si risolve nel fantasioso “Come fu che Babbo Natale sposò la Befana” (Mondadori Electa). Tea Ranno, invece, si è divertita a immaginare una vecchietta appiedata della scopa proprio alla vigilia del suo tour benefico: “La Befana e il colpo della strega” (Curcio) viene però aiutata dalle colleghe, come Tulipandra e Dondomelia. Si chiama invece Rossella, anzi, “La strega Rossella” (Emme Edizioni), la Befana ideata da Julia Donaldson e Axel Scheffler.

La Befana più particolare, più lontana dalla “vecchietta che vien di notte con le scarpe tutte rotte”, moderna, sin troppo, nell’attività che la tiene impegnata tutto l’anno, non solo la notte fra il 5 e il 6 gennaio, è quella che il grande Gianni Rodari immaginò come prima protagonista del suo “La freccia azzurra”, un classico ormai, splendido romanzo edito nel 1964 da Einaudi e amato ormai da generazioni di bambini, ragazzi e, perché no?, adulti, e non solo genitori o insegnanti. Prima protagonista, si diceva. La signora Befana, che, fra parentesi, ama correggere la camomilla con un paio di cucchiai di rum, solo un paio, mi raccomando, è la proprietaria di un negozio di giocattoli: durante i mesi di calma, mentre promette alla povera Teresa, la sua assistente, aumenti di stipendio che poi regolarmente non le concederà, raccoglie dai genitori le prenotazioni dei doni di gennaio ai loro figlioletti. Insomma, prima pagare, poi svolazzare. Anche con il freddo, anche con la neve. Ma prima pagare! Certo, annota su un taccuino, la signora Befana, i nomi di tutti i bimbi che le scrivono speranzose letterine. Li annota. Ma se sono poveri... I conti devono tornare.

Così non può portare a Francesco la “freccia azzurra”, il trenino tanto sognato. Ma ecco che quei giocattoli, come nelle fiabe di una volta, si animano, divengono i veri protagonisti del racconto. Il capostazione, il manovratore e il macchinista della “freccia azzurra”, primi fra tutti. Con loro il pilota dell’aereo, il capitano Mezzabarba, il capo pellerossa Penna d’argento, le bambole, anche Spicciola, il cane peluche, decidono insieme di scappare per far felici i bambini poveri. Anche Francesco, certamente. Anzi, la signora Befana offre al ragazzino un lavoro nel suo negozio. Benefattrice, proprio no. Ma almeno imprenditrice illuminata. Un racconto, “La freccia azzurra”, portato poi sullo schermo nel 1996 dal bravissimo Enzo D’Alò in un film d’animazione costato quattro anni di lavoro. Fra le voci, quelle di Dario Fo e Lella Costa. Fra le battute, “Rodari un trenino elettrico, Conte cinque soldatini...”: sì, le inattesi citazioni del narratore e di Paolo, il musicista autore della colonna sonora.