Violenza sulle donne, in Lombardia in 11mila hanno chiesto aiuto in un anno

Il bilancio del 2018 certifica l'allarme. Il 77% dei maltrattamenti avviene in famiglia. I numeri provincia per provincia

Tante le iniziative contro la violenza sulle donne

Tante le iniziative contro la violenza sulle donne

Milano, 11 giugno 2019 - Sono 11.323 le donne che, complessivamente, nel 2018 hanno ricevuto aiuto dai centri regionali antiviolenza. Un’assistenza che si è tradotta in un servizio. «Solo negli ultimi dodici mesi i nuovi contatti sono stati 6.646, rispetto ai 5.892 casi del 2017», ha sottolineato Silvia Piani, assessore alle Politiche per la famiglia, Genitorialità e Pari opportunità di Regione Lombardia.

I numeri della quarta relazione annuale “La violenza contro le donne in Lombardia” sono stati anticipati ieri durante un incontro a cui hanno partecipato gli stati generali delle forze dell’ordine e della giustizia: il viceprefetto di Milano Alessandra Tripodi, il presidente della sezione autonoma “Misure di prevenzione” del Tribunale di Milano Fabio Roia, il dirigente dell’Anticrimine della Questura di Milano Alessandra Simone e il tenente colonnello del Comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri di Milano, Luigi Manzini.

L’aumento delle vittime di abusi e intimidazioni che si sono rivolte ai 50 centri antiviolenza - presenti per la prima volta in tutte le province - è «segno della crescente emersione del fenomeno ma anche della crescente sensibilizzazione» ha chiarito l’assessore Piani. In pratica, i numeri contenuti nella relazione dicono che le violenze restano un po’ meno nascoste rispetto a quanto accadeva solo fino a qualche anno fa.

Le richieste di aiuto per maltrattamenti di carattere psicologico (86%) hanno superato quelli fisici (72%). Seguono i motivi economici (31%) e lo stalking (19%). Dei 6.646 nuovi contatti del 2018, 4.295 sono diventati percorsi di accoglienza. Di queste 2.496 donne prese in carico usufruiscono di servizi specialistici (329 conclusi nell’anno, 650 gli abbandoni). Il 63% chiede informazioni, il 49% ascolto, il 31% aiuto legale. Mentre il 10% domanda ospitalità, casa, lavoro. La maggior parte di chi ha ricevuto accoglienza nelle strutture specializzate (62% ) è italiana. La carta di identità dice 35-44 anni nel 33% dei casi, ma è alta anche la rappresentanza di under 35: 31%. Poco più della metà ha un marito o un compagno (54%) e il 60% è mamma di un figlio ancora minorenne. L’altra faccia della stessa medaglia riguarda l’autore delle violenze che nel 60% degli episodi è proprio il marito o il convivente.

«I reati di maltrattamento in famiglia rappresentano il 77% e il 42,4% ha un’età tra 17 e 35 anni» è l’analisi del presidente della sezione autonoma “Misure di prevenzione” del Tribunale di Milano Roia, secondo i dati delle sentenze di primo grado (1 settembre 2017-31 agosto 2018, col 20% di assoluzioni). L’allarme si estende se si prende in esame l’identikit dei violenti. Insospettabili o quasi dato che «nel 46,4% dei casi non ha pendenze penali e nel 53,7% non ha dipendenze patologiche». Le violenze – ha precisato Roia – «nel 36,2% hanno altre vittime: i bambini che hanno assistito».

Intervenire prima e «intercettare “il non detto” per essere più efficaci nell’intercettare con anticipo i bisogni» è la strada indicata dal viceprefetto di Milano, Tripoldi. Lo strumento c’è: è «il protocollo che abbiamo firmato» e che «ci consente di migliorare questa capacità», assicura Tripoldi.

Questura e Carabinieri hanno insistito rispettivamente sul «valore dell’unificazione e condivisione delle procedure interforze, aggiornandole» e «sulla vicinanza alla gente e al territorio». Mentre l’assessore regionale Piani ha ricordato il «potenziamento dei programmi per favorire l’inserimento lavorativo e l’autonomia abitativa. Abbiamo investito molto in formazione, anche in ambito universitario e lanciato una nuova App per facilitare il contatto delle vittime con i centri. Nei prossimi mesi attiveremo i lavori di redazione del nuovo Piano quadriennale antiviolenza, con cui renderemo ancora più incisivo il nostro lavoro di prevenzione e di contrasto a questo terribile fenomeno».