Vaccini Covid, un anno dopo il V-Day: in che situazione siamo?

Dodici mesi fa prendeva il via la campagna vaccinale in Italia. Oggi, nonostante Omicron, il quadro è decisamente migliore del 2020: ecco perché

Vaccino anti Covid

Vaccino anti Covid

Milano, 27 dicembre 2021 - Esattamente dodici mesi fa l'Italia viveva ora di fibrillazione e speranza. Il 27 dicembre 2020 è stato il V-Day, il primo giorno della campagna vaccinale anti Covid, iniziata a tempo di record dieci mesi dopo il primo caso di contagio da Sars-Cov2 individuato nel nostro Paese. E proprio nella stanza di ricovero di quello che per qualche giorno è stato il "Paziente 1" di Codogno si era deciso simbolicamente di effettuare una delle prime iniezioni in Italia. Nell'ospedale della prima zona rossa, ,a anche in quello di Alzano, le città che per prime sono state travolte dal contagio, si respirava aria di speranza e si vedeva la luce in fondo al tunnel. I primi ad accedere al vaccino (che in quei primi giorni era solo Pfizer, approvato da Ema e poi da Aifa intorno al 21 di dicembre) sono gli operatori sanitari e il personale delle Rsa. Seguono poi gli over 80, i fragili, le forze dell'ordine. E arriva l'ok a Moderna, poi ad Astrazeneca e infine a Johnson&Johnson. Oggi siamo arrivati alla somministrazione anche ai piccoli da 5 a 11 anni. 

Vaccini anti Covid: differenze ed efficacia. Tutto quello che c'è da sapere

Cos'è successo in questi dodici mesi? E siamo davvero alla fine del tunnel? La situazione di questi ultimi giorni sembra dire proprio di no, la guerra col virus è ancora lunga e forse non si può vincere solo a colpid i booster nei Paesi ricchi. Ma un confronto tra i dati del contagio e delle vittime allora e oggi mostra comunque chiaramente che grazie alla vaccinazione siamo in una situazione migliore di quella che avremmo avuto se avessimo dovuto affrontare Omicron senza immunizzazioni. Vediamo perché. 

Un anno dopo: ciclo completato per l'85,57% degli over 12

Grazie anche all'introduzione dello strumento del Green pass e poi del Super green pass, obbligatorio per sempre più attività (dal recarsi al lavoro a prendere i mezzi pubblici, dall'andare al ristorante e entrare in palestra), che ha reso "conveniente" vaccinarsi piuttosto che sottoporsi al tampone ogni 48 ore, a oggi (dato delle 6.14) sono 108.385.663 le dosi di vaccino anti-Covid somministrate in Italia, il 96% del totale di quelle consegnate pari finora a 112.931.677 (nel dettaglio 77.272.806 Pfizer/BioNtech, 20.721.049 Moderna, 11.544.650 Vaxzevria-AstraZeneca, 1.845.172 Janssen e 1.548.000 Pfizer pediatrico).

Ma ci sono ancora oltre 5,6 milioni di over 12 senza alcuna copertura contro il Covid. Mentre la campagna pediatrica, partita dieci giorni fa, ha riguardato finora 168.041 bambini tra i 5 e gli 11 anni.

Contagi, ricoveri e decessi: un confronto tra 2020 e 2021

Il bollettino dell'Italia e della Lombardia del 27 dicembre 2020 faceva segnare 8.913 i nuovi positivi al tampone (su 59.879 test processati, tasso di positività al 14,88%). Le vittime erano 305. I ricoverati in ospedale con sintomi erano 23.571, di cui 2.580 in terapia intensiva. A distanza di 12 mesi, seppure migliaia di italiani siano alle prese con una diagnosi positiva al Covid dovuta spesso alla grande contagiosità di Omicron, la situazione è nettamente migliore (anche se non rosea): il bollettino di ieri dice che i nuovi casi di Covid sono 24.883 (ma con 217.052 tamponi effettuati e un tasso dell'11,5%). Le vittime, secondo i dati del ministero della Salute, sono 81, cioè 3,7 volte in meno dello scorso anno. I ricoverati con sintomi sono 9.220 (2.5 volte in meno dello scorso anno) e nelle terapie intensive ci sono 1.089 persone (2.4 volte in meno). E anche la Lombardia, che sembra di nuovo la regione più martoriata, ha registrato 15 vittime contro le 49 dello scorso anno. 

I vaccini servono a prevenire i casi gravi? L'Iss dice di sì

Secondo I'ultimo report dell'Istituto superiore di sanità il rischio di terapia intensiva per i non vaccinati rispetto a chi ha la terza dose è 85 volte maggiore per gli over 80, 12,8 volte maggiore per i 60-79, 6,1 volte maggiore per i 40-59enni. Tuttavia dopo 150 giorni dal completamento del ciclo vaccinale, "l'efficacia del vaccino nel prevenire la malattia, sia nella forma sintomatica che asintomatica, scende dal 71,5% al 30,1%". Rimane elevata l'efficacia vaccinale nel prevenire casi di malattia severa: nei vaccinati con ciclo completo da meno di 5 mesi è al 92,7%, mentre cala all'82,2% nei vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 150 giorni. L'efficacia nel prevenire diagnosi e casi di malattia severa sale rispettivamente al 71,0% e al 94,0% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster.

Vaccini, effetti avversi e polemiche

Non si possono non citare, però, nel racconto di questi dodici mesi, le forti polemiche che hanno accompagnato fin da subito l'avvento della vaccinazione anti Covid. Al netto delle proteste dei no vax e dei no Green pass, molto dubbi sono stati sollevati dalle conseguenze negative della vaccinazione, compresi anche alcuni casi di decessi - confermati o da confermare - legati alla somministrazione del vaccino. Basti pensare alla tragedia di Camilla Canepa, la 18enne di Sestri Levante deceduta dopo aver ricevuto AstraZeneca: il medico legale e l'ematologo nella relazione depositata in Procura ai pm che indagano sulla sua morte hanno scritto che la ragazza era sana e il decesso è stato un effetto avverso del vaccino.

Da aprile il Governo raccomanda, per il vaccino Astrazeneca, un uso "preferenziale nelle persone di età superiore ai 60 anni", tenuto conto del "basso rischio di reazioni avverse di tipo tromboembolico a fronte della elevata mortalità da Covid-19". Sono comunque mesi convulsi, con i Paesi eropei che si muovono da soli nel sospendere questo o quel vaccino a fronte del rischio di eventi avversi. Tra i rari effetti collaterali ci sono anche le miocarditi nei giovani. 

Omicron, la ricetta del commissario Figliuolo

"Siamo pronti a vaccinare tutti i cittadini che lo vorranno e ad avviare lo screening nelle scuole. Ora più che mai dobbiamo ricordarci che il vaccino è l'unico sistema per proteggerci dal virus e dalle sue varianti". A dirlo, in un'intervista al Corriere della Sera il generale Francesco Paolo Figliuolo, che aggiunge: "Aumentare il numero di persone vaccinate e che hanno ricevuto il booster ci aiuterà a consolidare la barriera costruita finora con oltre 108 milioni di somministrazioni dall'inizio della campagna vaccinale. Si tratta di decisioni prese a ragion veduta e coerenti con le disponibilità di dosi. Con l'apertura a quattro mesi, dal prossimo 10 gennaio, considerando le dosi attualmente disponibili e quelle che saranno distribuite nel prossimo mese, si potrà soddisfare la platea di potenziali ricettori".