Tragedia Mottarone, Eitan lascia la Rianimazione. L'inchiesta prosegue

Il piccolo che nella tragedia ha perso tutta la famiglia migliora. I tecnici della commissione ministeriale alla cabina: nuovi indagati?

I soccorritori alla cabina

I soccorritori alla cabina

Eitan migliora di giorno in giorno. Il bambino di 5 anni, unico sopravvissuto alla tragedia della funivia Stresa-Mottarone, 14 vittime trsa cui papà, mamma e il fr5atellino di Eitan - ha lasciato il reparto di rianimazione ed è stato trasferito, nel primo pomeriggio di oggi, in quello di degenza. Il piccolo, ricoverato all'ospedale infantile 'Regina Margherità di Torino, è stato spostato, com'era stato annunciato dai medici, dopo che ieri la prognosi riservata è stata sciolta. Con lui c'è sempre la zia Aya. Intanto la giornata ha registratoi l'incontro in Procura a Verbania tra il consulente, il professore del Politecnico di Torino Giorgio Chiandussi, e gli inquirenti che indagano sull'incidente della funivia. Un incontro che è servito a mettere nero su bianco alcuni elementi tecnici necessari per gli accertamenti irripetibili. La rimozione della cabina 3 dal luogo della tragedia non potrà essere effettuata prima della prossima settimana. Un'attività che richiederà anche l'utilizzo di ditte specializzate. Alcuni accertamenti, comunque, dovranno essere effettuati senza rimuovere la cabina, mentre altri con la cabina rimossa. Nel frattempo, sul Mottarone c'è stato il sopralluogo degli ispettori della commissione ministeriale. 

Tal Peleg, Amit Biran e il figlio Tom morti nella caduta della funivia Mottarone (Ansa)
Tal Peleg, Amit Biran e il figlio Tom morti nella caduta della funivia Mottarone (Ansa)

"Ringraziate il sistema"

Proseguono intanto le indagini sulla tragedia della funivia del Mottarone. In procura a Verbania, oggi, è la giornata del vertice tra il consulente Giorgio Chiandussi, nominato per accertare le cause dell'incidente che ha causato 14 morti, e investigatori e inquirenti, coordinati dalla procuratrice Olimpia Bossi. Intanto parla la gip che ha scarcerato i tre fermati. "Dovreste ringraziare che il sistema è così, dovete essere felici di vivere in uno Stato in cui il sistema fa giustizia o è una garanzia e invece sembra che non siate felici, l'Italia è un paese democratico", ha detto Donatella Banci Buonamici ai giornalisti entrando in tribunale.

I tre indagati

Ai cronisti che le chiedevano dell'ordinanza con cui ha rimesso in libertà i tre indagati - il gestore Luigi Nerini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio e ha mandato ai domiciliari Gabriele Tadini - il magistrato ha risposto: "L'ho scritta la mia posizione". "Ho osservato che non sussisteva il pericolo di fuga, non esisteva - ha spiegato il gip - per le motivazioni che ho scritto, non ho ritenuto per due persone la sussistenza dei gravi indizi, non perché non abbia creduto a uno (ossia a Gabriele Tadini, ndr), perché ho ritenuto non riscontrata la chiamata in correità, che deve essere dettagliata, questa non lo era ed era smentita da altre risultanze". 

La cabina   

È finito l'incontro in Procura a Verbania tra il consulente, il professore del Politecnico di Torino Giorgio Chiandussi, e gli inquirenti che indagano sull'incidente della funivia del Mottarone. Un incontro che è servito a mettere nero su bianco alcuni elementi tecnici necessari per gli accertamenti irripetibili. A quanto si è saputo, la rimozione della cabina 3 dal luogo della tragedia non potrà essere effettuata prima della prossima settimana. Un'attività che richiederà anche l'utilizzo di ditte specializzate. Alcuni accertamenti, comunque, dovranno essere effettuati senza rimuovere la cabina, mentre altri con la cabina rimossa. Nel frattempo, sul Mottarone c'è stato il sopralluogo degli ispettori della commissione ministeriale.

L'inchiesta

  • Errore umano: i freni della cabina non hanno funzionato perché disattivati dal responsabile dell’impianto, Gabriele Tadini, stanco dei continui e ripetuti blocchi all’impianto dovuto a un malfunzionamento dei freni. Dagli interrogatori è emerso che la stessa mattina della tragedia Tadini avesse chiamato per ben tre volte l’assistenza segnalando i continui disservizi all’impianto frenante. E’ stato lo stesso Tadini ad ammettere davanti al giudice le proprie responsabilità: ha applicato i “forchettoni” che di fatto hanno messo fuori gioco l’impianto frenante. Questo fa di lui il principale indagato dell’intera inchiesta. Naturalmente si dovrà capire perché abbia preso quella “scellerata decisione”. “Era preoccupato che la cabina si potesse fermare a metà – spiega il difensore, l’avvocato Marcello Perillo – senza la possibilità dell’intervento del vetturino che non esiste su quella funivia”.
  • Come Schettino: si dovrà capire anche se gli altri due indagati  - Luigi Nerini, il proprietario delle Ferrovie del Mottarone  ed Enrico Perocchio, il direttore dell’esercizio – fossero a conoscenza di quella decisione come sostiene lo stesso Tadini. Il direttore dell’impianto Stresa-Mottarone sostiene di averlo “comunicato” a Nerini e Perocchio ma non ci sono riscontri oggettivi - documenti, mail o fax – né tantomeno la circostanza è confermata da altri testimoni (leggi dipendenti della funivia). Proprio per questo il Gip ha ritenuto di concedere loro la libertà. Il quadro probatorio nei confronti di Tadini però non cambierà nella sostanza, come peraltro ha ricordato il legale del direttore della funivia: “Come Schettino non poteva non sapere quello che succedeva in funivia. La colpa c’è ed è lì da vedere”, ha spiegato ieri l’avvocato Marcello Perillo facendo un parallelo con la tragedia della Costa Concordia.
  • La fune: perché si è spezzata? “Questa è la causa “madre” della tragedia e i freni sono per così dire la causa “figlia””, ha spiegato ancora l'avvocato di Tadini. Toccherà ai consulenti incaricati chiarire perché quella fune abbia ceduto di schianto.