Pregliasco: "Riaprire le scuole? Sarebbe bello, ma ecco cosa succederà"

La ministra Elena Bonetti aveva aperto qualche spiraglio rispetto alla riapertura delle scuole anche nelle zone rosse. Incognite sul dopo Pasqua

Il ministro per la Famiglia, Elena Bonetti

Il ministro per la Famiglia, Elena Bonetti

Milano - Scuola in presenza o didattica a distanza? E se si dovesse riaprire, quando? Riusciremo a salvare l'anno scolastico? Dopo le aperture del Governo, le attese dei genitori restano altissime, sorattutto tra chi fatica a gestire la "custodia" domestica dei figli. ma anche gli inviti alla prudenza restano fermi.  A frenare gli entusiasmi è Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Universita’ di Milano, noto più per la propensione all'equilibrio che per le comparsate in tv. “Chiudere è meglio che aprire, anche per la scuola. Ritengo che si faranno delle scelte di valutazione di rischio con tutte le attenzioni del caso”, commenta, dopo le dichiarazioni della ministra Elena Bonetti rispetto alla riapertura delle scuole anche nelle zone rosse.

“Dobbiamo vedere giorno per giorno, sono un po’ pessimista. Mi rendo conto - sottolineato Pregliasco - che la Ministra ha ragione come tanti giovani che desiderano andare a scuola. Inutile ricordare l’importanza della scuola anche rispetto al poter lavorare, abbiamo colleghi in ospedale in difficolta’ oggettiva con bimbi piccoli”.  Ma “se e’ vero che un recente studio dimostra che la scuola come tale non sembra essere l’amplificatore dei contagi, non tiene conto di quello che c’è intorno, come la mobilità conseguente e il tracciamento che da tempo si è perso. Riusciamo solo a mitigare la velocità con cui il virus si diffonde. Lo abbiamo visto in Sardegna, tre settimane di zona bianca puntellata da qualche rosso, dove lasciando aperto il rubinetto dei contatti il virus continua la sua opera”. 

D’altra parte la velocità di crescita della curva epidemica “si sta riducendo da alcuni giorni rispetto alla settimana precedente. Questo e’ un segnale che voglio interpretare come positivo rispetto a una prospettiva che se confermata confermerebbe quelli che erano stati alcuni modelli matematici che prevedevano proprio per ora il picco di questa terza ondata. È chiaro che parleremo di picco quando lo avremo scavallato, ma il dato e’ in crescita ancora”. Poi, aggiunge il virologo, “se andiamo a vedere ci sono Regioni con tempistiche diverse, la curva complessiva e’ la sommatoria di curve di diffusione diversa che vedono ancora una situazione pesante. E oltretutto sicuramente il dato stabile di nuovi casi, variabile solo rispetto purtroppo al totale dei tamponi, dimostra a mio avviso che purtroppo il tracciamento e’ perso, lo sapevamo da tempo. E purtroppo riusciamo a intercettare solo una quota parte dei casi. Vero è che si tratta di casi non rilevanti perché non sintomatici, ma sono quelli - in particolare dei giovani - ha ricordato, che mantengono questa triste catena di contagi”.

La dichiarazione della ministra Binetti era piaciuta agli addetti ai lavori. Ma con qualche distinguo. Riaprire le scuole in zona rossa dopo Pasqua sarebbe un buon segnale e permetterebbe, in parte, di “riacciuffare” l’anno scolastico, ma non si fa troppe illusioni il preside del liceo Virgilio di Milano, Roberto Garroni. “Sono un po’ scettico sul fatto che per le superiori si riuscirà a farlo - spiega -. Se dal 7 aprile al 7 giugno, che sono due mesi di scuola, si può ricominciare con il 50% a giorni alterni sarebbe un modo per acciuffare, seppur per i capelli, l’anno scolastico. In due mesi magari ci si può mettere una pezza altrimenti sarò un delirio. Una soluzione politica, con una promozione ope legis per il secondo anno di fila sarebbe devastante”.

E osserva: “Non so se si assumeranno il rischio di far tornare tutti in classe. Forse ripartiranno con più piccoli e poi si vedrà. Noi siamo già pronti, anche se per le superiori mi sembra poco probabile. Per le elementari, invece, riaprire in zona rossa dopo Pasqua credo sia una prospettiva concreta”. In questi mesi di didattica a distanza, spiega il preside del Virgilio, frequentato da 1.870 studenti per 78 classi, “l’emergenza sociale è stata più per i bambini piccoli anche se la dad accentua le differenze sociali. Ci sono ragazzi che hanno una camera per sé” in cui studiare “ma molti invece vivono in appartamenti piccoli e devono condividere anche il pc con i fratelli o i genitori”.

Presto per fare previsioni su settembre, ma un po’ di fiducia Garroni sembra averla: “Rispetto all’anno scorso c’è la campagna vaccinale - spiega - procede a rilento ma è cominciata e anche io sono stato vaccinato venerdì scorso. Se i ritmi si accelereranno e il 70% degli italiani, come ha auspicato il premier Draghi, sarà vaccinato entro settembre allora potremo avere qualche speranza di avere un anno scolastico normale a partire da settembre”.