Covid, la ricerca dei pediatri lombardi: danni enormi dal lockdown sull'infanzia

Un anno dopo lo studio su 3.000 bambini rileva criticità su alimentazione e sonno, ma anche crisi delle relazioni sociali ed eccesso di uso dei device e del web

Il primo giorno di scuola deve fare ancora i conti con il Covid

Il primo giorno di scuola deve fare ancora i conti con il Covid

Come sono cambiate le abitudini di vita e i comportamenti dei bambini un anno dopo il lockdown? Se lo è chiesto la sezione Lombardia, regione più colpita dalla pandemia, della Società italiana delle cure primarie pediatriche (Sicupp Lombardia). La ricerca è stata condotta su un campione di oltre 3.000 bambini da 1 a 5 anni e da 6 a 10 anni nel periodo successivo al primo lockdown ed è stata poi riproposta a maggio 2021. “Il quadro che emerge dai risultati 2021 mette in evidenza alcuni dati fonte di preoccupazione. In particolare alimentazione e sonno continuano ad essere messi a dura prova”, sottolinea Marina Picca, presidente Sicupp Lombardia, coordinatrice scientifica del progetto. Un altro dato interessante su cui soffermarsi, analizzato solo nel 2021, è la presenza di disturbi di ‘malessere’ fisico in circa il 40% dei bambini della scuola primaria, soprattutto cefalea, mal di pancia, stanchezza, disturbi agli occhi. La ricerca si è avvalsa della collaborazione di un gruppo di ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca coordinati da Paolo Ferri. 

ALIMENTAZIONE E SONNO

Riguardo l’alimentazione la ricerca mette in evidenza che nella fascia 1-5 anni e in quella 6-10 anni si confermano le alterazioni già registrate nella prima indagine rispettivamente nel 25.6% e 36.3% dei casi con un frequente aumento dei fuori pasto. Il sonno è risultato ancora disturbato nel 28.2% dei bambini della fascia tra 1 e 5 anni e nel 26.9% dei bambini tra 6 e 10 anni. Tra le problematiche maggiormente riportate dai genitori ci sono frequenti risvegli, incubi e difficoltà ad addormentarsi. 

IL DIGITALE E I DEVICE PERSONALI. GLI ECCESSI

Nonostante la ripresa delle attività scolastiche (la scuola dell’infanzia e la primaria hanno mantenuto la frequenza scolastica a lungo) l’utilizzo del digitale rimane molto alto, anche se certamente si è ridotto rispetto al periodo del lockdown 2020, quando rappresentava uno strumento importante, potremmo dire indispensabile, per ‘vicariare’ o mantenere le attività sociali dei bambini, oltre che per studiare. “Il dato più rilevante- osserva ancora Picca- è l’aumento dal 2020 del numero di bambini con device personali: nella fascia 1-5 anni si è passati da 9.1% a 14.5%, nei più grandi dal 23.5% al 58.4%, livelli impensabili prima della pandemia. Sono numeri molto allarmanti perché sappiamo che il possesso di uno strumento digitale ne aumenta l’utilizzo e anche il controllo da parte dell’adulto è più difficile. Numeri che preoccupano soprattutto se pensiamo che stiamo parlando di una fascia di età in cui è ampio il dibattito relativo alle regole e ai tempi di utilizzo degli smartphone”.

I COMPORTAMENTI

“Irritabilità, rabbia, capricci, svogliatezza sono comportamenti che i genitori avevano osservato nel 2020 e si confermano nel 2021, anche se con una lieve diminuzione- sottolinea Paola Manzoni, pediatra SICuPP Lombardia- testimoniando la persistenza di un disagio nei bambini e nelle famiglie. Un dato preoccupante è la comparsa di paure (30.9% nei piccoli e 27.4%), in particolare del buio e di incontrare altre persone”. 

AI BAMBINI E’ MANCATA LA SCUOLA? 

“Sembra proprio di sì - afferma Chiara Bove, Università Bicocca - i genitori hanno riferito che prima del lockdown dell’aprile 2021 oltre l’80% dei bambini della scuola dell’infanzia e il 95% dei bambini della scuola primaria erano contenti di andare a scuola. La nuova chiusura scolastica dell’aprile 2021 e il relativo ritorno alla dad sono stati accolti, come era facile da prevedere, con tristezza nel 55.1% dei piccoli e nel 64.8% dei grandi. Dato in controtendenza rispetto allo stereotipo mediatico che a volte dipinge i bambini felici perché la scuola è chiusa”. 

LA DAD NELLA SCUOLA PRIMARIA 

“Le ore di dad sono aumentate molto nel 2021 rispetto al 2020: da 1-2 ore del primo lockdown si è passati a 3-4 ore e addirittura 5 ore nel 14.7%- continua Paolo Ferri, Università Bicocca- una riduzione dell’attenzione durante la dad rispetto alla scuola in presenza è segnalata in circa il 60% dei bambini”. Il non poter giocare con gli altri bambini è stata la limitazione che è pesata maggiormente in tutte le fasce di età. “Tutto questo testimonia come la socialità sia un aspetto fondamentale per lo sviluppo e il benessere nell’età evolutiva e per la qualità della vita quotidiana”, precisa la SICuPP. 

E IN FAMIGLIA? 

Soprattutto per l’età scolare è stato osservato un peggioramento del rapporto adulti bambini (dall’11.4% del 2020 al 21.6% del 2021), dato in controtendenza rispetto al ‘miglioramento’ emerso nel 2020. Anche la percentuale dei genitori che dichiara di non “poterne più” si alza dal 14.9% al 28.3% per i genitori di bambini 1-5 anni e da 20.1% a 30.7% per quelli con bambini 6-10 anni. “Questo testimonia come il persistere di una situazione critica dovuta al prolungarsi dell’emergenza pandemica, pesando in particolare sulle madri lavoratrici (nel 2021 la percentuale di madri-rispondenti è pari al 93.2% per i piccoli e al 93.5% per i grandi) influenza negativamente i rapporti e il benessere familiare”, spiega la SICuPP. 

QUALI PREOCCUPAZIONI PER IL FUTURO? 

Dalla ricerca viene fuori che tra le prime preoccupazioni c’è quella relativa a come sarà la scuola, la qualità dell’apprendimento e come i cambiamenti delle relazioni sociali influenzeranno lo sviluppo globale dei propri figli. “Come pediatri e ricercatori in ambito educativo, riteniamo che dopo un anno dalle restrizioni imposte dalla pandemia, la persistenza di alcuni comportamenti che testimoniano il ‘malessere’ e la ‘fragilità’ della salute mentale e fisica dei bambini, la stanchezza emotiva dei genitori, il clima di incertezza e le crescenti difficoltà nei rapporti familiari, l’incremento nell’uso dei device personali, siano segnali da non sottovalutare”, scrive la Sicupp. 

L’OTTIMISMO SUL DOMANI 

“I bambini e le famiglie hanno dimostrato ancora una volta una forza e una capacità di ‘resilienza sistemica’, di reazione non scontate che però nel tempo rischiano di logorarsi. Non possiamo escludere, infatti- conclude Picca- che i cambiamenti di abitudini comportati dalla pandemia abbiano avuto un certo influsso nell’accentuare alcuni comportamenti ed abitudini che rischiano di incidere negativamente sulla qualità della vita soprattutto dei bambini che vivono in famiglie già in condizioni di fragilità economica, sociale e culturale. E’ necessario investire per sostenere le famiglie tenendo insieme la dimensione della ‘salute fisica’ con quella del ‘benessere socio-emotivo’ di tutti i componenti del nucleo familiare. La pandemia ha interessato tutti, indistintamente, ma i suoi effetti oggi non sono per nulla democratici”.