Genova, ponte crollato su autostrada A10: "Vivo per una manciata di istanti"

Da Busto Garolfo alla Liguria

RACCONTO Carlo Ceriotti sul viadotto prima del crollo

RACCONTO Carlo Ceriotti sul viadotto prima del crollo

Busto Garolfo, 15 agosto 2018 - Ha evitato l’inferno per un soffio Carlo Ceriotti di Olcella, una frazione di Busto Garolfo. Ieri mattina c’era anche lui sul viadotto maledetto che a Genova si è letteralmente polverizzato trascinando con sé nello schianto automobili e mezzi pesanti con decine di vittime. «Non era una giornata ideale per guidare – racconta Carlo – a Milano il tempo era accettabile ma una volta superati gli appennini liguri tutto è cambiato».

Il capoluogo ligure già dalle prime ore della mattina era sotto una pioggia battente a causa di un temporale molto violento ma nulla faceva pensare ad una tragedia come quella che entro poche ore si sarebbe consumata lungo l’argine del torrente Polcevera a quaranta metri di altezza. «Insieme a mia moglie stavo percorrendo il viadotto, viaggiavo ad una quarantina di chilometri l’ora per la pioggia, subito dopo il viadotto ci si immette in una galleria in direzione Ventimiglia. Io sono un conducente prudente – spiega Carlo – e quindi spesso accade che alcuni veicoli mi sorpassino lungo la strada. Subito dopo l’uscita dalla galleria non ho visto dietro di me la classica fila di veicoli». Il crollo del viadotto aveva diviso in due la città di Genova e il traffico veicolare proveniente da est era rimasto bloccato sugli unici piloni rimasti ancora in piedi. Sotto di loro la tragedia, carcasse di auto perforate dai pilastri di calcestruzzo.

«Ho abbondantemente superato i sessant’anni e viaggiato molto nella mia vita sia per lavoro che per passione – prosegue Carlo – ma l’idea che una manciata di minuti avrebbe potuto segnare definitivamente la mia esistenza mi ha fatto molto riflettere». Non è la prima volta che Carlo percorre il tratto di strada che da Genova permette di immettersi sull’autostrada dei fiori e il famoso ponte sul Polcevera è un appuntamento fisso da decenni. «Non sono in grado di giudicare lo stato delle strutture, si vedeva un po’ di ruggine qua e là ma nulla avrebbe mai fatto pensare ad una catastrofe di questo tipo. È stata questione di attimi, l’auto che ho sorpassato qualche chilometro prima potrebbe non avercela fatta ed essere ora nel greto del torrente. Il solo pensiero mi fa venire i brividi». Ironia della sorte Carlo ha saputo di quanto accaduto alle sue spalle solo all’arrivo a FinaleLigure.