Covid in Lombardia, nessun "effetto Cina". Positivi e ricoveri in calo. Crescono i morti

A livello nazionale, secondo i dati del ministero della Salute, ci sono invece 4 regioni a rischio dove i dati peggiorano

Nonostante gli allarmi di una possibile impennata di contagi per "l'effetto Cina", in Lombardia nell'ultima settimana la curva dei casi di positività è in flessione. Così come i ricoveri, sia in terapia intensiva che nei reparti ordinari. Cresce invece il numero dei morti. 

Sono stati 16.033 i nuovi casi di Covid registrati in Lombardia nell'ultima settimana, dal 30 dicembre al 5 gennaio. Un incremento leggermente in calo rispetto ai 16.236 nella settimana precedente. Crescono invece i morti, che negli ultimi 7 giorni sono stati 234 (199 tra il 23 e il 29 dicembre), per un totale di 44.922 decessi da inizio pandemia. 

Nell'ultima settimana monitorata, i tamponi sono stati 121.970, per un tasso di positività del 13,14%, stabile rispetto al 13% della settimana precedente. 

Calano i ricoverati: in terapia intensiva - riporta il bollettino regionale aggiornato al 5 gennaio - sono 29 (sei in meno rispetto a una settimana fa); in area medica 1.000, con un calo di 165 pazienti.

I positivi provincia per provincia fra il 4 e il 5 gennaio

  • Milano: 586 di cui 218 a Milano città
  • Bergamo: 139
  • Brescia: 297
  • Como: 106
  • Cremona: 70
  • Lecco: 64
  • Lodi: 62
  • Mantova: 108
  • Monza e Brianza: 201
  • Pavia: 99
  • Sondrio: 25
  • Varese: 175.

Il Covid in Italia

Sono invece in risalita i casi Covid in Italia, così come è in crescita il numero dei decessi. Lo rileva il bollettino settimanale del ministero della Salute, relativo al periodo 30 dicembre-5 gennaio, durante il quale si sono registrati 135.990 nuovi casi positivi (rispetto ai 122.110 della settimana precedente). Le vittime sono 775 (706 sette giorni fa). Sono stati effettuati 855.823 tamponi (807.118 nella settimana precedente). Il tasso di positività è salito dal 15,1% al 15,9%.

Il tasso di occupazione in terapia intensiva è stabile al 3,2% (rilevazione giornaliera ministero della Salute al 05 gennaio) era il 3,2% (rilevazione giornaliera ministero della Salute al 29 dicembre). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale scende al 12,1% (rilevazione giornaliera ministero della Salute al 5 gennaio) contro il 13,0% (rilevazione giornaliera ministero della Salute al 29 dicembre). È quanto emerge dal monitoraggio della Cabina di regia Iss-ministero della Salute sul Covid-19.

Quattro regioni a rischio

Al momento dunque la situazione epidemiologica in Italia è sotto controllo, tuttavia preoccupano primi segnali di un possibile cambiamento del trend con l'occupazione delle terapie intensive da parte di pazienti Covid che risale in 4 Regioni, e non depone bene neppure la bassa percentuale degli over80 vaccinati con la quarta dose: al 28 dicembre 2022, infatti, supera di poco il 12%, anche se le vaccinazioni complessivamente paiono essere in ripresa.

Secondo le analisi del matematico Giovanni Sebastiani, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), in Italia siamo dinanzi ad uno stop della discesa della curva dell'epidemia di  Covid, con una stasi o un lieve aumento di casi e ricoveri.

Si rileva infatti un aumento dell'occupazione delle terapie intensive in 4 Regioni: in Abruzzo con un valore medio al 29 dicembre pari a circa il 7% e un tasso medio di aumento pari a circa lo 0.5% al giorno, in Emilia Romagna (6%, 0.1%), Sardegna (3.5%, 0.05%) e Umbria (10%, 0.1%). In quest'ultima regione, le intensive si collocano sulla soglia di allerta per l'occupazione di pazienti  Covid, fissata appunto al 10%, ed è in fase di crescita anche l'occupazione dei reparti ordinari che hanno largamente superato la soglia di allerta del 15% fissandosi al 40% di occupazione.