Coronavirus, Gallera: "Si lavora alla ripartenza. Il 3 maggio, con l'ok della scienza"

Fontana contrario alla riapertura regionalizzata. Il 23 aprile via al test per verificare se gli anticorpi ci sono e sono immunizzanti

L'assessore Gallera

L'assessore Gallera

Milano, 21 aprile 2020 -  I medici, gli infermieri e gli Oss arruolati nella lotta al coronavirus potranno rimanere, promette la Regione. Sono venuti in 2.500, e in base ai calcoli dell’assessorato al Welfare sono poco meno di duemila i papabili, ammesso che desiderino restare a lavorare per la sanità lombarda. Il fronte degli ospedali continua ad allentarsi: ieri anche il Policlinico di Monza ha potuto sanificare un reparto ex Covid da restituire agli altri pazienti. Calano ancora i pazienti affetti dal coronavirus nelle Terapie intensive della Lombardia: ieri il dato registra un -21 ricoveri nei reparto di Rianimazione col totale che scende a 901 In calo anche i ricoverati che diminuiscono in valore assoluto di 204 unità, arrivando a quota 10.138. I tamponi effettuati sono stati nelle ultime 24 ore 6.331, con un totale che sale così a 270.486. I dimessi con almeno un passaggio ospedalieri sono saliti a quota 19.463 ossia 63 in meno rispetto a domenica. "Stiamo vedendo i risultati dell’impegno dei lombardi I comportamenti individuali sono quelli che ci consentono di controllare la diffusione del virus", ha detto l’assessore al Bilancio di Regione Lombardia Davide Caparini. I decessi sono arrivati ora a quota 12.376 ossia 163 più di domenica. La curva è però costantemente in discesa: domenica rispetto a sabato erano aumentati sempre di 163 unità, venerdì su sabato l’incremento era stato per la prima volta inferiore a duecento unità (199).

I dati delle province

Nella Città metropolitana di Milano, attualmente l’area più colpita, i casi positivi al coronavirus registrati ieri sono stati 287, il giorno precedente erano +279.  Nella provincia metropolitana si registrano in tutto 16.112 casi ufficiali, di cui 6.709 a Milano città, dove la crescita ieri è stata di 160 casi (+128 laltro ieri). Seconda provincia più colpita resta Brescia, con 12.004 positivi, ieri 58 casi in più. In provincia di Bergamo il totale dei positivi è salito ufficialmente a 10.738, ieri + 49; a Cremona 5.491 positivi,  + 74; a Monza 4.157 casi,  + 59; a Pavia 3.641,  + 59. Più bassi i numeri nelle altre province lombarde: Mantova 2.913, ieri +8; Lodi 2.740,  + 16; a Como 2.550,  + 62; a Lecco 2.080,  + 8; a Varese 2.196,  + 38; a Sondrio 960, +4.

Fontana: danni da riapertura regionalizzata

La riapertura 'regionalizzata' "credo sia una riapertura monca, zoppa che non consentirebbe un equilibrato sviluppo neanche alle regioni che aprono". Lo ha ribaito stamani il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. "C'è una tale interconnessione tra le varie filiere produttive, tra le varie attività commerciali che c'è il grosso rischio che faccia più danni che vantaggi un'apertura così, a spizzichi e bocconi, a macchia di leopardo". Come ha spiegato Fontana, "se si tratta dell'apertura del negozio di vicinato va benissimo che le cose siano diverse, ma sono assolutamente convinto che la riapertura debba avvenire quando il rischio del contagio si sia concluso o sia vicino alla conclusione su tutto il territorio perché, per le connessioni e i collegamenti che saranno necessari, c'è il rischio che il contagio possa riprendere. La valutazione deve essere fatta nella globalità - insiste  il governatore lombardo -. Ho sempre detto che la riapertura deve essere subordinata alla sicurezza. Fintanto che non si individuerà un vaccino noi dovremo convivere con questo virus, perché non potremo per tutta la vita dividere l'Italia e le parti contagiate lasciarle escluse dalle altre. Temo che la necessità di convivere con il virus debba durare ancora parecchi mesi".

Via libera del Consiglio regionale a Risoluzione per fase 2

Via libera a scrutinio segreto in Consiglio regionale con 43 voti a favore, 25 contrari e 1 astenuto alla Risoluzione illustrata dal presidente della Commissione Attivitàproduttive Gianmarco Senna (Lega), con la quale vengono forniti alla Giunta regionale linee guida, indirizzi e contributi per gestire e attuare la cosiddetta "fase 2" dell'emergenza creata dalla diffusione del Covid-19. Hanno annunciato il loro voto a favore i gruppi di maggioranza, contrari Pd, M5Stelle, Lombardi Civici Europeisti e +Europa, mentre Patrizia Baffi (Italia Viva) si è pronunciata per l'astensione. Il documento approvato sollecita interventi e indica misure e provvedimenti dettagliati utili a favorire la ripresa e la ripartenza della società lombarda in tutti i suoi vari ambiti, da quello economico e produttivo a quello piè propriamente attinente la fase familiare ed educativa, nonche' quella sanitaria e assistenziale.

Ripartenza il 3 maggio con l'ok della scienza

La Lombardia sta "lavorando" alla fase della ripartenza "con un orizzonte che è il 3 maggio, se la scienza darà disco verde". Lo ha assicurato Gallera, daccordo con Fontana sui danni di una ripartenza differenziata tra Regioni, "perché ci potrebbero essere ad esempio lavoratori  lombardi che lavorano in Veneto e viceversa. Penso che sia più intelligente pensare ad una fase 2 per categorie produttive che garantiscono la sicurezza". La Regione si sta "affidando ai tecnici e c'è una cabina di regia nazionale di cui siamo parte", ha assicurato, constatando che i "dati della Lombardia sono confortanti e la pressione sul pronto soccorso è diminuita: questo ci fa iniziare un percorso di ripresa ma dobbiamo tenere sotto controllo la situazione". 

Inchiesta Rsa: blitz al Don Gnocchi

La Guardia di finanza di Milano sta effettuando perquisizioni all'Istituto Palazzolo Fondazione Don Carlo Gnocchi nell'inchiesta della Procura sulla gestione delle Rsa per le morti di centinaia di anziani nelle residenze, tra cui il Pio Albergo Trivulzio. Nell'indagine sul Don Gnocchi sono indagati per epidemia e omicidio colposi il dg Antonio Dennis Troisi, il direttore sanitario Federica Tartarone e Fabrizio Giunco, direttore dei servizi medici socio-sanitari. Indagato anche Papa Wall Ndiaye, presidente della Ampast, cooperativa di cui fanno parte i lavoratori della struttura.

Gallera: Rsa con qualità sanitaria più alta in futuro

Sulla situazione nelle Rsa, con la morte di molti anziani a causa del contagio da coronavirus "abbiamo voluto nominare una commissione indipendente per fare chiarezza: i tecnici che ci diranno come sono andate le cose". Lo ha detto Gallera, porecisando che sarà, a suo avviso, la commissione indipendente nominata dalla Regione e dal Comune, con figure di spicco come l'ex magistrato Gherardo Colombo, "a dare al Paese un quadro preciso, quali sono state le mancanze e le difficoltà e come lavorare sul futuro. Se dobbiamo convivere con il Covid - ha aggiunto Gallera - dobbiamo mettere gli anziani in strutture più solide dal punto di vista sanitario. Dobbiamo pensare a strutture con una qualità sanitaria molto più alta soprattutto per chi non è autosufficiente". Quanto alle morti nelle case di riposo, l'assessore al Welfare ha sottolineato: "Stiamo approfondendo quello che hanno fatto altre Regioni, ad esempio l'Emilia Romagna ha un tasso mortalità più alto. Ma non mi pare che si possano fare statistiche di questo tipo. Altre regioni hanno adottato la stessa strategia" ovvero mettere i malati in quelle strutture "ma in padiglioni separati". 

Test sierologici dal 23 aprile

"Partiamo il 23 aprile con un test di prelievo ematico, che serve a verificare se gli anticorpi ci sono e se sono immunizzanti. Questo oggi è l'unico test valido": Lo ha detto stamani l'assessore al Welfare della Regione  Lombardia, Giulio Gallera, spiegando la decisione della Regione di avviare una campagna per verificare la presenza degli anticorpi del virus nel sangue di un certo numero di cittadini, ma affidandosi all'unico dispositivo certificato, ovvero quello elaborato dall'ospedale San Matteo di Pavia. "Il tema è la qualità dei test: quelli fatti nel comune di Cisliano, ad esempio, danno solo la positività agli anticorpi", in modo generico, ha illustrato il titolare della Salute lombarda, commentando le immagini dei cittadini del Comune in provincia di Milano dove il sindaco, autonomamente, ha avviato una campagna di screening. "Quei test non danno la certezza che il virus non sia ancora attivo. Per questo non riteniamo utile farli, perché hanno un valore epidemiologico e non diagnostico, ma il cittadino potrebbe interpretarli come una patente di immunità e questo potrebbe causare problemi" ha avvertito, infine, Gallera.

Ospedalizzazioni necessarie in Lombardia

"Credo che chi è convinto di non aver sbagliato niente sia un presuntuoso. Abbiamo fatto tutte le scelte che abbiamo ritenuto e continuiamo a ritenere migliori". Lo ha detto il presidente  Fontana, parlando della gestione dell'emergenza sanitaria. "Abbiamo esperti, docenti universitari al nostro fianco. Prima di prendere ogni decisione - ha ribadito - è stata fatta una valutazione condivisa da tutti coloro che se ne intendevano. Sul fatto che la Lombardia abbia fatto troppe ospedalizzazioni" chi fa questa accusa è chi non ha visto cosa stava succedendo. Quando una persona non respira e rischia di morire soffocata o la si porta in ospedale o a casa non la si può curare. - ha detto Fontana - Nei pronto soccorso in quei giorni c'erano 80-90 persone all'interno del triage che non riuscivano a respirare, quelle erano persone che dovevano essere ospedalizzate, non potevano essere curate in modo diverso, non ci sono alternative e io ho parlato con i nostri medici che hanno assistito queste persone. Si può dire tutto e il contrario di tutto ma io parto dal presupposto di chi questa storia l'ha vissuta in prima persona".

Ospedale in Fiera a Milano: potrà servire in futuro

"L'ospedale in fiera a Milano, adesso al centro delle polemiche, è stato realizzato in un momento critico, in cui mancavano i letti in terapia intensiva, potrà servire in futuro". Lo ha detto Fontana, rivendicando la bontà della scelta fatta: "Una volta che viene fatta una iniziativa che va nella direzione di programmare il futuro, viene subito contestata. Spero che questo ospedale si svuoti e che nessuno ci rientri. Ma è stato costruito nel momento del massimo picco e quando ormai i posti nelle terapie intensive erano finiti e noi temevano che la cosa andasse avanti. Grazie a Dio non è stato così, ma noi dovevamo, richiesta fatta dagli esperti, preparare una diga nel caso in cui si fosse verificato il superamento dell'argine da parte dell'epidemia. E' una previsione, è qualcosa che può servire per il futuro, che mi auguro non debba mai servire".