Coronavirus, l'infettivologo Galli: "Inutile domandarsi quando finirà l’incubo"

"In Lombardia il virus ha corso indisturbato. Bisogna localizzare infetti e sospetti per metterli in quarantena subito"

Emergenza Coronavirus, le tende allestite fuori dall’ospedale di Brescia

Emergenza Coronavirus, le tende allestite fuori dall’ospedale di Brescia

Milano, 25 marzo 2020 - Professor Massimo Galli, ordinario di Malattie infettive all’università Statale e primario all’ospedale Sacco di Milano, in Lombardia abbiamo il 57% dei 54.030 contagiati dal Coronavirus in Italia e 4.178 dei 6.820 morti, in un mese. Si poteva fare qualcosa meglio? "C’è sempre la possibilità di fare meglio e più tempestivamente, ma non ha molto senso recriminare ora. In Lombardia il problema è diventato subito iperacuto, si son dovuti gestire una marea di malati in ospedale".

Perché? "Perché essere i primi in questi casi è un grande svantaggio, e noi lo siamo stati: il virus è penetrato probabilmente da una piccola epidemia circoscritta e rapidamente limitata a Monaco di Baviera nel contesto della quale, per pura disgrazia, qualcuno s’è infettato senza saperlo, e l’ha portato nell’ex zona rossa del Lodigiano, dove ha circolato per quasi quattro settimane, creando le basi per l’epidemia e ’metastatizzandosi’ nella Bergamasca e a Brescia, in Veneto, a Piacenza in Emilia e in Piemonte".

Ci sono stati detonatori come la partita Atalanta-Valencia, disputata a Milano la vigilia della scoperta del ’paziente 1’ a Codogno? "Il virus ha potuto correre indisturbato e questo ci ha posti di fronte a un’epidemia già matura ed estesa e, dunque, difficilmente circoscrivibile se non con misure drastiche. Che, a tempo e modo, sono state prese".

Lei ha protestato quando la zona rossa del Lodigiano è stata annessa a quella ’arancione’ e poi all’Italia ’protetta’. "Non aveva senso allora sciogliere Codogno: tenendola più separata c’erano più possibilità di contenere il contagio. Ma oramai siamo tutti in casa".

Perché in Italia la letalità del Covid è così alta? In Lombardia supera il 13%, più del triplo rispetto alla Cina. "In Italia intanto abbiamo tantissimi ultraottantenni e anche ultranovantenni che stanno o stavano benone, ma la maggior parte perché puntellata da un buon sistema sanitario, barcamenandosi tra altre malattie che non consentono loro di reggere all’assalto del Covid-19. In Lombardia problema è il denominatore: se fai il test solo a chi ha sintomi importanti selezioni il gruppo nel quale ci sarà chi muore, e il tasso di letalità sarà disastroso rispetto al resto del Paese in cui il tampone viene fatto anche a chi sta bene o guarisce facilmente. La controprova? La letalità tra i pazienti Covid ricoverati al Sacco, un ospedale nel quale evidentemente c’è una sproporzione di malati gravi, è esattamente uguale a quella dell’intera Lombardia".

Serve una campagna ’a tampon battente’? "Dipende: l’indagine a Castiglione d’Adda (il cuore del focolaio lodigiano , ndr ) è importante per circoscrivere gli ultimi focolai. Ma dopo tanto tempo, quel che doveva succedere è successo: il tampone come strategia di sanità pubblica è particolarmente utile dove il virus è appena arrivato, per delimitare il focolaio con la ricerca a tappeto dei contatti dei positivi, ma nei tempi giusti. Purtroppo in Lombardia questa politica ’del tampone generoso’ non è stata fatta all’inizio, perché abbiamo dovuto concentrarci sull’impatto enorme, terribile del virus sui nostri ospedali e non avevamo forze sufficienti sul territorio. Quel che ha funzionato da poco a pochissimo è stata la medicina territoriale, ed è il campo sul quale si vince la battaglia. Gli ospedali sono la retrovia dove arrivano i feriti".

Cosa si deve fare adesso? "Il distanziamento sociale è lo strumento veramente utile, ma ora è importante anche localizzare tutti gli infetti e i sospetti, mettendoli in quarantena. Monitorando chi è a casa, magari malato, dandogli la possibilità di isolarsi correttamente, perché non tutti vivono in 250 metri quadri. E bisogna poter dimettere chi non si è ancora negativizzato in condizioni sicure".

La Regione sta reclutando alberghi oltre agli ospedali militari per questo. "Si sta iniziando, forse in ritardo ma è necessario per non alimentare un circolo vizioso in cui la gente continua ad ammalarsi in casa finché non arriva in ospedali che non riescono più a ricoverare".

Professore, quando finirà? "Lei vede veri segnali di miglioramento? Io francamente no, quindi è inutile domandarselo".