"Angelica, ora corri nel cielo". La 26enne di Dongo si era battuta contro la fibrosi

Numerosi amici ai funerali della giovane

Angelica Angelinetta (Foto Facebook)

Angelica Angelinetta (Foto Facebook)

Como, 24 ottobre 2018 - «È stata per anni il nostro angelo in terra e adesso sarà libera di correre in cielo a perdifiato». Non riescono a trattenere le lacrime i tanti amici che da tutta Italia si sono ritrovati, ieri pomeriggio sul lago di Como, per l’addio ad Angelica Angelinetta la paladina della ricerca contro la fibrosi cistica. Una malattia ancora senza cura che ha portato via Angelica, ma non la speranza che questa ragazza di appena ventisei anni ha saputo trasmettere a tante persone nelle sue stesse condizioni e ai loro familiari.

«Chi ha la salute è padrone del mondo», amava ripetere ai suoi amici che in questi anni l’avevano vista spegnersi poco a poco, senza però mai arrendersi e soprattutto senza perdere la fiducia nel lavoro dei medici e dei ricercatori. È per questo che da anni Angelica era diventata il volto della Fondazione per la fibrosi cistica, instancabile com’era nell’organizzare iniziative di raccolta fondi e confortare, attraverso i social, tutti quelli a cui questa terribile malattia aveva portato via una persona cara. «Nessuno dovrebbe fare esperienza di questa sofferenza», ripeteva quando la invitavano a risparmiarsi un po’, lei che l’anno scorso era rimasta per mesi in ospedale e negli ultimi mesi oltre a non potersi muovere faceva fatica anche a respirare. «Angelica ha sempre guardato alla ricerca come alla via per avere l’ultima parola sulla fibrosi cistica – la ricordano gli amici - Sapeva che non avrebbe salvato lei, ma quelli dopo di lei». Rimane il suo ricordo e i tanti video, i messaggi e le interviste presenti sul web.

Come la lettera pubblicata il 31 dicembre scorso nella quale salutava il 2017 come «l’anno più bello e insieme più brutto della mia vita, quello della malattia e della rinascita», Angelica aveva trovato la forza di ringraziare chi le era stato vicino spiegando di aver capito che «Fare del bene fa bene, la differenza la fa chi lascia il segno nelle persone». Lei di sicuro c’è l’aveva.