Covid, la seconda ondata costerà 20 miliardi

La stima di Confartigianato Lombardia. Il presidente Massetti: "Non ci si ammala al lavoro, chiudere farebbe fallire aziende e Stato "

Impennata di contagi, preoccupano gli effetti della seconda ondata

Impennata di contagi, preoccupano gli effetti della seconda ondata

Venti miliardi di euro così distribuiti: una perdita di Pil di 5,4 nel 2020 e di 14,5 nel 2021. Per abitante, in Lombardia, si tratta di poco meno di 2mila euro. Le stime dell’impatto economico della seconda ondata di Covid-19 sull’economia della regione sono state elaborate dall’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia. Milano con perdite di poco meno di 2,5 miliardi per l’anno in corso e più di 6 per il 2021 è la provincia più penalizzata. La crescita dei contagi prevista tra ottobre e gennaio 2021, pur non determinando un lockdown integrale, porterebbe a restrizioni parziali della mobilità e delle attività economiche e a una caduta della domanda mondiale più pronunciata. Due scenari che combinati inciderebbero sulla Lombardia in termini di una crescita minore di 19,9 miliardi.

Milano, 24 ottobre 2020 - «L’ultimo posto dove ci si contagia è l’ambiente di lavoro". Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Lombardia, l’associazione più rappresentativa della media e piccola impresa dell’artigianato con 95mila attività, lo ripete più volte: "Gli imprenditori hanno sostenuto uno sforzo eccezionale per rendere sicure le imprese e rispettare i protocolli anti Covid-19: tutti sono consapevoli della gravità della situazione che stiamo vivendo. Tutti hanno speso per dotare i dipendenti dei dispositivi di protezione individuale adeguati e garantire le giuste distanze: chi lavora e chi produce non può e non deve subire un secondo lockdown".

Le imprese temono questo rischio? "I colleghi imprenditori vivono con tensione. Sono consapevoli che la salute, la vita viene al primo posto e proprio per questo hanno messo in campo tutto il possibile per rendere sicuri gli ambienti di lavoro. A settembre iniziavano a raccogliere qualche risultato positivo: una seconda chiusura delle attività produttive provocherebbe una pandemia da lavoro, con fallimenti di diverse aziende e costi insostenibili per lo Stato in termini di assistenzialismo. Si rischia la bancarotta".

Nuove restrizioni per arginare il contagio sembrano inevitabili soprattutto in Lombardia: quale sarà l’impatto sul sistema economico della regione? "La stima è di una crescita di 20 miliardi in meno da qui al 2021. È già una cifra allarmante che conferma quanto sostengono gli imprenditori: un secondo lockdown non si potrebbe reggere".

Dopo il primo, invece, come ha reagito la media impresa? "Con difficoltà, ma molte si stavano rialzando. Ad agosto la manifattura e la vendita al dettaglio si era riportata in termini di produzione ai livelli di febbraio, prima del Covid. Settembre ha fatto segnare una ripresa del 20% del fatturato rispetto al calo dei mesi precedenti del 70-80% soprattutto nei settori che lavorano per commercio e turismo. La manifattura era in crescita, così come l’edilizia grazie al traino del Superbonus 110%. Nuove restrizioni rischiano di frenare questo trend".

Quali risposte arrivano dai mercati internazionali? "Nei 19 maggiori Paesi con più contagi in rapporto alla popolazione – con valori superiore a 200 contagi ogni 100mila abitanti negli ultimi 14 giorni - si concentra il 35% dell’export della Lombardia. Se prima si ipotizzava una vera ripresa per la nostra economia a partire dai mesi di maggio e giugno, con questa seconda ondata dovremo posticipare almeno a ottobre-novembre 2021. Il problema vero è proprio questo: non sappiamo quando ci sarà una vera ripresa".

Cosa chiedete alle istituzioni? "Siamo consapevoli dello scenario sanitario e che le istituzioni sono chiamate a prendere decisioni per tutelare la salute. Ma escludano le attività produttive e chi lavora da un nuovo lockdown. I luoghi del contagio sono fuori dalle aziende".