Prigionieri del partito della paura

Dopo l’allarme lanciato dal governatore campano Vincenzo De Luca, si è tornati a paventare nuovi possibili blocchi della mobilità fra regioni

Milano, 11 ottobre 2020 - L'impennata dei contagi ha rinvigorito il partito della paura. Dopo l’allarme lanciato dal governatore campano Vincenzo De Luca e la successiva fuga in avanti in chiave lockdown, si è tornati a paventare nuovi possibili blocchi della mobilità fra regioni. Oltre ad altre pesanti restrizioni. Tutto sulla base di numeri che nessuno ha il coraggio di analizzare con obiettività. Il paragone fra la situazione di marzo-aprile e quella odierna appare fuorviante. È vero che il numero dei contagi, peraltro in costante crescita, è pari a quello delle fasi più critiche della pandemia. Ma bisognerebbe aggiungere che è cresciuto enormemente il numero dei tamponi e che, soprattutto, vittime e ricoverati sono molti meno che nella prima fase.

Le persone in ospedale con sintomi da Covid 19 aumentano di poco, specie nelle fasce di età più elevata. Il sistema sanitario nazionale appare pienamente in grado di fronteggiare eventuali altre fasi critiche. Guai, inoltre, a sottovalutare gli effetti collaterali delle ossessioni e delle paure di contrarre il virus. Studi attendibili dimostrano che il prolungarsi dell’attuale situazione d’emergenza sta causando disagi psichici a migliaia di persone. Nessuno, però, ne parla, perché tutti sono concentrati esclusivamente sulla contabilità giornaliera dei positivi al Covid. I rischi per la tenuta della società sono stati messi in evidenza anche dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, che paventa disordini sociali in caso di nuovo lockdown generalizzato. Occorre allora riflettere davvero su quale sia il punto di equilibrio fra la doverosa tutela della salute dei cittadini e la tendenza a introdurre continue restrizioni delle loro libertà.

Non tranquillizza neppure il ritardo che si profila all’orizzonte per quanto riguarda l’erogazione dei fondi europei del Recovery plan. Non è un caso che negli ambienti della maggioranza si stia facendo sempre più strada l’ipotesi di accedere alle risorse del Mes per puntellare il sistema sanitario nazionale con interventi di potenziamento delle strutture e ampliamento del numero dei posti letto. Nonostante le polemiche seguite alle elezioni regionali del 20 e 21 settembre, all’interno delle opposizioni s’intravedono segnali di apertura a un dialogo costruttivo con la maggioranza. Oggi più che mai di fronte alla difficoltà di far ripartire la macchina dell’economia serve una maggiore collaborazione fra tutte le forze politiche per compiere le scelte migliori ed evitare un’altra paralisi del sistema produttivo e commerciale. Anche e soprattutto in vista del 15 ottobre. Domani infatti si apre una settimana decisiva per la manovra economica che il governo sta mettendo a punto e che dovrà essere definita nei dettagli e inviata a Bruxelles entro giovedì sera.