Tentano di rivendere i gioielli alla madre dell’orafo derubato

Ora i due sono comparsi in tribunale con l’accusa di ricettazione. Ma vogliono dimostrare di essere stati ingannati

I gioielli erano stati rubati a Firenze, avevano fatto probabilmente il giro di mezza Italia ed erano arrivati a Como, proponendo l’acquisto alla madre del gioielliere che aveva subito il furto. Che subito aveva chiamato i carabinieri. Sono così finiti a processo ieri due commercianti napoletani accusati di ricettazione, fermamente intenzionati di voler dimostrare di essere stati ignari acquirenti di merce proveniente a un furto. Tutto ha avuto inizio a febbraio 2015, quando la comasca, titolare di una gioielleria in città, aveva ricevuto la vista di una venditrice del settore, che le aveva proposto alcuni pezzi tanto particolari quanto da lei perfettamente conosciuti: una coppia di gemelli di forma quadrata in oro bianco, con brillanti che portavano la firma di un orafo di Firenze, un’altra coppia in oro giallo, provenienti dalla stessa bottega e altre in oro rosa, con brillanti firmati da una diversa bottega orafa. Gioielli che erano stati rubati esattamente un anno prima dall’oreficeria del figlio della commerciante comasca, che ha sede appunto a Firenze. Subito era finito nel mirino il venditore, su cui era ricaduto il primo sospetto di ricettazione, ma l’uomo era riuscito a dimostrare che li aveva ricevuti da una coppia di colleghi di Napoli, Corrado e Francesco De Maria, padre e figlio di 74 e 34 anni difesi dall’avvocato Roberto Rallo, ora comparsi davanti al Tribunale di Como con l’accusa di ricettazione. I due sono però certi, documenti alla mano che produrranno durante il dibattimento, di poter dimostrare di essere stati a loro volta ingannati, e di aver acquistato in buona fede quelle tre coppie di gemelli, destinandole poi a una ulteriore vendita. Pa.Pi.