La scuola non è il palco di un comizio

La scuola non è un salotto e neanche la sede di un convegno o il palco di un comizio per cui i toni non possono mai alzarsi

Milano, 23 novembre 2018 -

DOMANDA:

I nostri figli crescono senza conoscere e capire una importante porzione di ciò che accade nel mondo. Non sanno chi è al Governo, cosa fanno il presidente della Repubblica, la magistratura e il parlamento. È giusto? Un genitore

RISPOSTA:

La scuola deve fornire gli strumenti necessari per affrontare il presente e il futuro con un bagaglio culturale adeguato e con capacità di interpretare scenari e gestire strumenti, situazioni e persone. Se per politica si intende quella di partito o il giudizio su una legge o le dichiarazioni estemporanee di un ministro, conviene che un docente non ne parli come lo farebbe con altri colleghi o a casa propria. Va tenuto presente che nel momento in cui a scuola si tratta un argomento, l’insegnante siede in cattedra, ponte di comando della discussione, per cui la sua posizione è più in alto rispetto a chi ascolta. Con gli studenti si instaura un dialogo asimmetrico su un argomento opinabile: il docente è verosimilmente più informato, più preparato e più capace di argomentare e potrebbe portare dalla sua parte i ragazzi disposti a dargli ascolto e fiducia proprio perché abituati a farlo quando spiega italiano, latino o scienze.

La scuola non è un salotto e neanche la sede di un convegno o il palco di un comizio per cui i toni non possono mai alzarsi, non c’è spazio per le considerazioni di parte e ogni questione deve essere trattata dal punto di vista culturale, ad esempio con prospettive storiche, culturali, ambientali, artistiche, demografiche, geopolitiche, scientifiche, religiose. La scuola non può essere liquida, senza idee, senza legami e connessioni con il presente. Anzi, questo modello acritico è pericoloso perché rende l’istituzione lontana dalla vita quotidiana, senza porte né finestre, incapace di formare cittadini e persone. La scuola al contrario deve essere fonte di conoscenza e stimolo alla riflessione, in un contesto costruttivo e equilibrato. I ragazzi a scuola dovrebbero imparare che la politica non è il tifo calcistico, è l’amministrazione ovvero il bene della Res Publica, della gente, di noi. *Docente e dirigente scuole Faes Milano