Odio nel web, serve uno scudo

Il diritto dell’informazione sta attivando meccanismi di responsabilizzazione dei colossi del web

Milano,13 giugno 2019 - Il diritto dell’informazione sta attivando meccanismi di responsabilizzazione dei colossi del web (Over the top) per quanto riguarda la circolazione di contenuti contrari alla legge o offensivi nei confronti di persone, popolazioni, etnie, razze, religioni, comunità territoriali. Nelle settimane scorse l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha varato una regolamentazione in materia di hate speech. Il nuovo “Regolamento recante disposizioni in materia di rispetto della dignità umana e del principio di non discriminazione e di contrasto all’hate speech” vuole combattere le discriminazioni e gli insulti in Rete e rendere il web un luogo più sicuro di confronto e discussione. L’Agcom ha presentato di recente all’Ordine dei Giornalisti la nuova regolamentazione che controlla la diffusione dei messaggi d’odio, ma senza nessun richiamo alle responsabilità degli Over the top. «Le piattaforme – lamentano esponenti dell’Ordine – sembrano solo acquari neutri dove nuotano pesci in libertà».

Pesa indubbiamente l’assenza di un sistema sanzionatorio forte.  L’Autorità non dispone normativamente di adeguata strumentazione sanzionatoria. Ne deriva che il “sistema” è sostanzialmente autoregolato e i livelli di coscienza non appaiono granché evoluti. «L’impellente sfida a cui è chiamata la società moderna è quella di promuovere le applicazioni positive del potenziale aggregativo e disaggregativo della tecnologia comprendendo e affrontando il maggior numero possibile delle sue applicazioni distruttive tra cui i critici ed emergenti fenomeni dell’hate speech e delle molestie online. Non tutti gli ordinamenti democratici condividono però la medesima visione in merito alla regolamentazione di tali forme espressive». Così scrive Francesco Di Tano nell’introduzione al suo “Hate speech e molestie in Rete”, edito da Aracne editrice. L’opera propone una panoramica teorica e sociologica sulla libertà di espressione e sulle forme espressive di odio e molestia in Rete e compie un’analisi comparatistica, anche sul piano del diritto, al fine di delineare una soluzione informatico–giuridica alle relative criticità emergenti. Leggi, codici di autoregolamentazione e cultura digitale sono complementari sia sul versante repressivo che su quello preventivo.