Milano, 3 luglio 2020 -
DOMANDA:
Ci s’indigna, ci s’ingrugna, ma alla fine nulla cambia. Non bastasse l’ultimo (in ordine di tempo) scandalo mazzette a Milano, ora abbiamo pure la conferma che la corruzione è diventata talmente roba da accattoni che c’è gente che corrompe con un abbacchio o 50-100 euro. Ma che Paese siamo? Rinaldo I., Pavia
RISPOSTA:
Quello che ci consegna l’Autorità nazionale anticorruzione, l’Anac, è un quadro impietoso e desolante ma anche un avvertimento: con la necessità di far preso ad accelerare la ripresa economica, a far partire il Paese, il rischio che tra le maglie di procedure più snelle e dirette si infili il virus che ammalora l’Italia dalla sua costituzione è alto per due motivi, perché i gruppi di grandi interessi hanno affinato la tecnica e perché la corruzione ormai è polverizzata, ridotta a piccole prebende che sembrano quasi non creare danno, ma sommando piccolo danno a piccolo danno alla fine esce il disastro. A fronte di queste conclusioni ci sarà anche chi si domanderà l’effettiva utilità di un’Autorità che dice cose ormai ben note, ma proprio perché sono ben note è desolante che il fenomeno nonostante tutto continui ad essere così radicato anzi sia funzionale anche ai livelli minimi. Con la partita che si andrà a giocare con l’Europa corriamo il rischio di giocarci definitivamente la faccia su questo fronte. Più che indignarsi quindi per il bilancio Anac meglio attivarsi per cambiare. ivano.costa@ilgiorno.net